I parchi regionali e nazionali, visti anche i tagli dei fondi statali, cominciano a soffrire in maniera sempre più allarmante la mancanza di una gestione faunistica delle specie problematiche. In assenza di un controllo costante, i cinghiali si riproducono in maniera spropositata, finchè gli enti decidono di correre ai ripari quando la situazione è esasperata, a protezione delle altre specie e delle coltivazioni.
Giorni fa abbiamo riferito dell'avvio delle operazioni di eradicazione del cinghiale entro i confini dell'area protetta dell'Alto Garda, questa volta ci spostiamo al sud, in Puglia, dove il Parco dell'Alta Murgia riprende proprio in questi giorni il progetto cinghiale: 2000 gli esemplari stimati tra i comuni del parco. Il piano, varato nel 2012 prevede l’individuazione, tramite avviso pubblico, delle aziende disponibili ad effettuare le prime operazioni di trappolamento e trasferimento dei cinghiali; 260 capi da trasferire (dove non è ben chiaro). Quelli da abbattere invece finiranno in macellerie e agriturismi convenzionati.
Il programma di gestione ha dei costi. Sono infatti previsti anche contributi economici per le recinzioni e dissuasori a tutela delle produzioni agricole dai danni causati dalla specie. “Tale piano – dice la direzione del Parco - non deve perseguire l’eliminazione della specie, ma una riduzione delle popolazioni di cinghiali a livello minimo ecologicamente accettabile, mirando a porre in essere una situazione di equilibrio sostenibile”. Almeno fino alla prossima emergenza.