Sono le tane scavate dagli animali selvatici ad aver determinato allagamenti in vaste zone dei comuni di Bastiglia, Bomporto, San Prospero, Solara, Staggia, Sorbara e San Pietro in Elda, in provincia di Modena il 19 gennaio scorso. Il cedimento dell'argine del fiume Secchia, avvenuto in zona San Matteo, è il risultato di una fitta reti di gallerie nel sottosuolo, che lo ha fatto collassare a seguito di insistenti piogge. A dirlo è una relazione della commissione scientifica incaricata dall'ex presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani. Questa volta non si tratta di nutrie ma di tassi, volpi e istrici.
“La nostra risposta – spiega professor Luigi D’Alpaos, professore di Idraulica dell’Università di Padova, presidente della commissione – può essere considerata apparentemente semplice, ma si basa su una verità scientifica che ha comportato l’applicazione di analisi e metodi complessi. Il fenomeno può essere spiegato secondo due schemi di innesco, che possono aver agito singolarmente o in combinazione fra loro, comportando un ribassamento della sommità dell’argine con conseguente sormonto da parte della corrente fluviale. In seguito all’attivazione del sormonto, la breccia si è evoluta rapidamente, nell’arco di poche ore, approfondendosi e allargandosi per effetto dell’erosione prodotta dalla corrente fluviale in uscita, caratterizzata da un’elevata velocità”.
Insomma un'alluvione che avrebbe potuto essere evitata con un'azione di monitoraggio e di gestione della fauna in eccesso. Quell'episodio ha causato centinaia di milioni di euro di danni e una vittima. Gli amministratori, ora che hanno le prove scientifiche dell'accaduto, sapranno evitare in futuro simili calamità? Ce lo auguriamo vivamente.