In Africa la fauna selvatica cacciata illegalmente è una enorme fonte di guadagno per la criminalità organizzata e le milizie armate, comprese le organizzazioni terroristiche. Da quanto emerge dalla prima Conferenza dell’United Nations Environment Assembly (Unea) di Nairobui, in Kenya, dove Interpol e Unep hanno presentato il rapporto “The Enviromental Crime Crisis”, è l’avorio degli elefanti a finanziare gruppi armati ribelli nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) e nella Repubblica Centrafricana, le milizie islamiste che operano in Sudan, Ciad e Niger.
Esistono dei veri e propri gruppi armati specializzati nel commercio illegale di fauna selvatica e legname. I terroristi guadagnano dai 4 e i 12,2 milioni dollari all’anno con l’avorio degli elefanti abbattuti nella sola Africa centrale, causando un continuo declino delle popolazioni di elefanti di tutta l’Africa. Il commercio illegale di animali e vegetali (compreso il legname) vale tra i 7 e i 23 miliardi di dollari all’anno e coinvolge molte specie di insetti, rettili, anfibi, pesci e mammiferi, sia morti che vivi, che vengono utilizzati per i prodotti farmaceutici e medicina tradizionale, alimenti e come animali domestici e per scopi ornamentali.
In Africa vengono uccisi tra i 20.000 e i 25.000 elefanti all’anno, su una popolazione stimata tra 420.000 ed i 650.000 esemplari. Per capire l'enorme impatto di questa attività sulla specie, basti pensare che la popolazione degli elefanti è diminuita di circa il 62% tra il 2002 e il 2011. Il 94% del bracconaggio dei rinoceronti avviene in Zimbabwe e Sudafrica, con organizzazioni criminali che hanno fatto crescere i 50 abbattimenti del 2007 ad oltre 1.000 nel 2013. Anche il commercio illegale di grandi scimmie è molto diffuso: dal 2005 al 2011, sono stati catturati illegalmente almeno 643 scimpanzé, 48 bonobo, 98 gorilla e 1.019 oranghi, ma probabilmente sono almeno 22.000 le grandi scimmie catturate o uccise dai bracconieri.