A luglio scorso l'Europa ha aperto una nuova procedura di infrazione nei confronti del nostro paese per l'inquinamento dell'aria. La Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora alle autorità italiane, concedendo un periodo di tempo limitato (che sta per scadere) per fornire chiarimenti. Il Governo ha quindi tempo solo fino a fine ottobre per spiegare come intende rimediare. Coinvolte ben 10 regioni per 19 zone e agglomerati tra Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia, Molise, Campania e Umbria, in cui si è registrato il superamento dei limiti delle polveri sottili (PM10). Siamo recidivi, visto che un'altra procedura di infrazione si era conclusa nel 2012 con una condanna della Corte di giustizia per il mancato rispetto dei limiti in 55 zone tra il 2006 e il 2007.
L'inquinamento dell'aria in Europa è un problema serio. Sono 17 gli Stati membri dell'Ue bacchettati su questo punto. Negli ultimi cinque anni il rispetto della legislazione sulle polveri sottili è stato fra le priorità del commissario europeo all'Ambiente, Janez Potocnik, e il nuovo commissario designato Karmenu Vella ha promesso battaglia sullo stesso fronte. "La qualità dell'aria è un problema ancora molto grave e con effetti negativi sulla salute, sull'ambiente e sull'economia", ha affermato Vella in audizione davanti agli eurodeputati. "Conto di agire velocemente su questo", ha il nuovo commissario maltese, impegnandosi a non permettere "standard diversi" fra i Paesi Ue, perché tutti i cittadini hanno diritto "allo stesso livello di tutela".
Nonostante questa sia una questione veramente cruciale, non solo per l'ambiente ma anche per la salute di tutti, non si può non registrare la quasi totale assenza della maggior parte delle associazioni sedicenti ambientaliste su questo tema e su altri altrettanto urgenti. In compenso per tutta l'estate - e ancora in questi giorni - si sono sprecati fiumi di inchiostro sull'infrazione, poi risolta con l'ausilio delle deroghe, per una pratica tradizionale che è quella dell'uso dei richiami vivi a caccia, che coinvolge pochi appassionati e che non causa nessun tipo di danno all'ambiente (parliamo di esemplari concessi ai cacciatori su base scientifica e in forma più che ridotta). E' evidente che qualcosa non quadra se l'ambientalismo finisce per concentrare energie e risorse su questioni minori, cedendo il passo sempre di più alla spinta ideologica animalista, piuttosto che occuparsi della vera tutela diambiente e cittadini.