In Regione Lombardia si è riunito per la prima volta il gruppo di lavoro tecnico istituito dalla Commissione Agricoltura, che ha l’obiettivo di predisporre una normativa per affrontare l’emergenza delle nutrie. Alla riunione, coordinata da Carlo Malvezzi (Ncd), hanno partecipato anche i tecnici dell’assessorato alla Sanità e delle Province più colpite, Mantova, Cremona e Brescia.
A causa delle recenti modifiche alla legge 157/92, che considera ora la nutria specie nociva, equiparandola ai topi e ai roditori, sono divenuti inapplicabili i piani di contenimento predisposti da Regioni e Province. In Regione quindi sono tutti persuasi della necessità di un nuovo intervento normativo regionale.
I danni provocati dalle nutrie sono stati sottolineati da tutti, consiglieri e tecnici della Regione: a rischio sono le colture, i corsi d’acqua, gli argini. Ma c’è anche un problema di ordine sanitario, sia biologico che parassitario, riguardante lo smaltimento delle carcasse degli animali abbattuti. Inoltre la condizione delle strade nelle province interessate è al limite dell’igiene, per la quantità di carcasse di animali schiacciate dai mezzi circolanti. E’ stato stimato tra i 2,5 e 3,5 milioni il numero dei roditori presenti su un quarto del territorio lombardo. La Provincia di Cremona ha stimate 1 milione di nutrie solo sul suo territorio.
I rappresentanti delle Province, lamentando una vera e propria emergenza, hanno chiesto il ripristino dei piani di contenimento attraverso una “legge ponte” che permetta l’eradicazione. Hanno poi sollevato i problemi legati ai costi delle operazioni di eradicazione, attuate tramite l’ausilio di gabbie. Considerato un costo di cinque euro per nutria abbattuta, il costo complessivo per l’abbattimento di 500 mila capi in un anno puo’ quindi raggiungere i 2,5 milioni di euro. Un costo che le province non possono più addossarsi.