Quando la fauna si riproduce in eccesso nelle aree protette, e non c'è modo di trasferirla altrove, come fare? I nostri Parchi, così intrinsecamente influenzati dall'ideologia animalista, se lo chiedono da tempo, spesso senza trovare risposta. Anche se non sono pochi quelli che autorizzano controlli periodici, sono molto pochi quelli che lo dichiarano apertamente, magari facendo presente che quella carne è una risorsa sostenibile e da valorizzare. E' forse giunto il momento di svegliare il can che dorme, spiegando al fruitore del parco, così incline a commuoversi di fronte ad un cerbiatto, che quando i Bambi sono troppi sono anche un problema? Se non vogliamo vedere il collasso faunistico di queste aree, che in Italia raggiungono quasi quota 30% dell'intero territorio, certamente sì. Mangiare questi animali è naturale ed eco sostenibile.
In Svizzera tutto questo è più organizzato. Cervi, caprioli, cinghiali e quant'altro vengono periodicamente abbattuti e finiscono nei ristoranti locali, attirando turisti e buongustai. Questo tipo di approccio, spiega, sul quotidiano svizzero Landbote, Martin Kilchenmann, portavoce della fondazione Wildnispark Zürich, oltre ad essere "molto ecologico, illustra ai visitatori "il ciclo naturale" dell'animale. Il parco Langenberg nel 2012 ha ucciso e riutilizzato per la consumazione umana 49 cervi e 10 cinghiali.
La legge non ostacola questa scelta. Secondo Andreas Rüttimann della fondazione "Tier im Recht" dal punto di vista prettamente giuridico è ammissibile macellare animali ospitati in parchi e poi proporne la carne nei ristoranti. E quanto all'aspetto etico, ritiene che "non vi è alcun motivo per cui il macello di simili animali dovrebbe essere più riprovevole che quello di maiali, bovini o altri animali da reddito". Come dargli torto?