Si basa sui dati forniti dai cacciatori alpini dagli anni 80 ad oggi, lo studio inglese condotto sulle popolazioni di camosci e pubblicato sulla rivista Frontiers in Zoology. Dalla ricerca sarebbe emersa una preoccupazione per la sopravvivenza della specie, legata al calo progressivo del peso degli animali (il 25% negli ultimi trent'anni). Il fenomeno, spiegano gli esperti dell'università britannica di Durham, è dovuto al cambiamento climatico, che ha effetti su molte altre specie, ma che risulta particolarmente accentuato nel camoscio.
L'aumento delle temperature (3 - 4 gradi nell'arco del trentennio osservato) renderebbe infatti gli animali più pigri e meno propensi a nutrirsi. ''Il declino delle dimensioni corporee attribuito al cambiamento climatico è molto diffuso nel regno animale, con parecchie specie di pesci, uccelli e mammiferi che si stanno rimpiccolendo. Tuttavia - spiega l'autore dello studio Tom Mason - i decrementi che osserviamo qui sono sorprendenti. Gli impatti sul peso del camoscio potrebbero porre un problema reale sulla sopravvivenza di queste popolazioni''. Diversi studi hanno dimostrato che le minori dimensioni degli animali si legano al cambiamento climatico a causa della ridotta disponibilità di cibo o di un calo del suo contenuto nutrizionale. Per i ricercatori, tuttavia, in questo caso a cambiare non sono stati i pascoli alpini, ma il comportamento dei camosci, che affrontano i periodi caldi risposando di più e trascorrendo meno tempo in cerca di cibo.