Dopo le modifiche alla legge 157/92, che ha tolto ogni tutela alla specie nutria, i piani di contenimento già programmati da Province e Regioni, hanno avuto una battuta d'arresto. Se è vero che gli abbattimenti sono sicuramente più facili, il vero problema che si è creato è quello delle competenze. La palla è infatti definitivamente passata ai soli Comuni, che devono autonomamente provvedere all'eradicazione del selvatico sul proprio territorio.
A fare chiarezza sulla questione negli ultimi giorni è intervenuta una circolare dei Ministeri della Salute e dell'Agricoltura. La specie, è scritto, è ora considerata “nociva” alla stregua di animali infestanti e dannosi. Tale modifica legislativa ha di fatto prodotto due effetti: a) trasferire la competenza sulla gestione delle nutrie, attualmente in capo alle Regioni e alle Province, ai Comuni; b) consentire nella gestione delle problematiche relative al sovrappopolamento delle nutrie, l’utilizzo di tutti gli strumenti sinora impiegati per le specie nocive (non solo per il contenimento, ma anche per l’eliminazione totale di questi animali analogamente a quanto si fa nelle derattizzazioni).
Secondo la circolare, i Comuni quindi devono valutare la situazione demografica della popolazione sul proprio territorio e predisporre piani di controllo, anche in forma consortile con altri Comuni, che richiamino le norme tecniche predisposte dall'Ispra, le quali prevedono catture, modalità di abbattimento e smaltimento delle carcasse.
Non sono applicabili le norme contro il maltrattamento degli animali, in forza del fatto che il richiamato decreto-legge n. 91 del 2014, convertito in legge, ha escluso le nutrie dal novero della fauna selvatica e quindi dalle specie oggetto di tutela, disciplinata invece dalla legge n. 157 del 1992. Non sono applicabili nemmeno le norme relative al Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento. Vai alla circolare ministeriale sulle nutrie