Bufera di piume sul marchio Moncler dopo il servizio shoc di Report, durante il quale lo storico marchio francese (acquisito recentemente dall'italianissimo Remo Ruffini), è stato messo sotto torchio sia per aver delocalizzato la produzione a vantaggio del fatturato ma a discapito della qualità dei prodotti (e dell'occupazione italiana) ma soprattutto per i maltrattamenti sulle oche documentanti nel servizio.
Moncler, come molte altre aziende, è stato detto nel servizio, acquista piume di scarsa qualità da allevamenti in Romania, dove, pur di incrementare la produzione di piume, si spennano vive le oche in barba alle regolamentazioni europee (che consentono solo una sorta di pettinatura durante la muta), il che causa lacerazioni e contusioni che spesso finiscono per ridurre in fin di vita i poveri uccelli. Il tutto per risparmiare qualche decina di euro a piumino in fase di produzione, che poi finiscono sul mercato anche a mille euro l'uno.
L'azienda si difende solo sul lato "animalista", evidentemente quello di maggior impatto sull'opinione pubblica, visti gli improperi postati a valanga dai consumatori sui social network nelle pagine ufficiali del marchio. Moncler fa sapere di utilizzare "solo piuma acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali". L'indignazione collettiva ha già portato ad un tonfo del titolo in borsa nel primo pomeriggio aveva perso il 4,06%, arrivando a 10,61 euro. "L'associazione del nome Moncler a pratiche illegali e vietate dal nostro codice etico, è impropria - ribatte l'azienda - i nostri fornitori di piuma sono tutti basati in Italia, Francia e Nord America".
In realtà l'obbiettivo dichiarato da Report è quello di portare a galla l'omertà dell'Europa, prima responsabile per i mancati controlli - viene detto - e per avere un regolamento che consente con facilità di “riciclare” la piuma illegale.