Tra le enormi contraddizioni di Expo 2015 si è inserito anche il divieto per i rappresentanti della Sardegna di portare l'amato porceddu. Le carni suine sarde erano state escluse per il rischio peste suina, malattia che non può essere attaccata all'uomo, ma che da decenni limita la circolazione delle carni di maiale sarde fuori dall'isola.
Ora, dopo numerose polemiche, vuoi perchè il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, aveva allo stesso tempo autorizzato lo Zimbabwe a offrire nel suo stand carne di coccodrillo e altri paesi a presentare le proprie culture gastronomiche tradizionali così lontane dalle nostre (e forse non proprio in linea con i nostri protocolli sanitari), compresi insetti e larve, nelle ultime ore è arrivato il sì del ministero. Il tutto grazie al lavoro dell'assessorato regionale della Sanità: come concordato in sede di Unità di progetto con il ministero, infatti, l'assessorato guidato da Luigi Arru ha fornito tutti gli ulteriori elementi richiesti dal governo a garanzia della sicurezza dei suini rispetto alla loro provenienza, dunque controllo serrato e certificazione degli allevamenti. Non solo: al ministero della Salute sono stati riportati tutti i dettagli sul processo di 'termizzazione' a cui vengono sottoposti i maiali sardi, processo che viene effettuato nel pieno e totale rispetto delle regole imposte dall'Ue, come attestato dagli specialisti dell'Università di Sassari, dei dipartimenti di Veterinaria e Agraria, che in queste settimane hanno svolto numerosi controlli e sopralluoghi.
Nei giorni scorsi sulla rete era scoppiata una catena di prteste. Su Twitter, con l'hashtag #freeporceddu, l’imprenditore Flavio Briatore ha definito una “maialata” il divieto. Anche l’ex governatore Ugo Cappellacci si è unito al malcontento: “#Expo, sarebbe gravissimo se fosse vietato portare salumi e maialetti sardi dove si intende permettere di somministrare insetti”.
“Questo paradosso - aveva sottolineato Confagricoltura - colpisce un settore già in crisi: gli allevatori sardi sono già gravemente colpiti per il divieto di esportazione dei prodotti, ad ora al danno si aggiunge la beffa, negando anche la vetrina dell’Expo ad uno dei capolavori del made in Italy. In Sardegna - continua Confagricoltura - ci sono 8.000 aziende suinicole con standard di biosicurezza elevatissimi e certificati, riconosciuti come allevamenti modello. Ma non basta perché l’Italia continua a remare contro sé stessa. Continuano a vietarci di portare all’Expo i porceddu, sebbene termizzati, cioè precotti a 80 gradi”.