Gli squilibri ambientali dovuti a inquinamento, urbanizzazione e ai veleni in agricoltura sono le cause principali della graduale scomparsa dei passeri nelle nostre campagne. Una ricerca pubblicata nel 2014 sulla rivista scientifica Science attesta che il numero mondiale degli insetti si è ridotto del 45% in appena 35 anni. La situazione è delicata anche in Italia.
"Il passero - spiega Lorenzo Serra, primo ricercatore area avifauna dell’Ispra di Ozzano (Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale) - ha bisogno di trovare insetti a meno di un chilometro dal nido. Altrimenti non riesce a nutrire i piccoli e si estingue. Il crollo degli insetti è evidente. Per il mio lavoro viaggio spesso di notte anche in aree protette. Fino a pochi anni fa il parabrezza dell’auto veniva coperto da insetti. Ora è pulito"”.
A tutto questo si aggiunge il problema della proliferazione di altri uccelli ormai infestanti. Come corvi, gazze, gabbiani e falchi che predano i piccoli uccelli insettivori o mangiano le loro uova. "Corvidi e falchi uccidono passeri e devastano nidi - aggiunge Serra - , ma non creano problemi seri se la popolazione attaccata è sana e numerosa. Purtroppo in alcune zone i rapaci trovano i passeriformi già allo stremo e possono essere devastanti”.
Il calo è registrabile soprattutto nelle zone agricole. "Per i passeriformi la situazione più pesante è nelle campagne coltivate. Lì il declino è evidente, sull’orlo dell’abisso - dice ancora Serra - . Oltre al calo degli insetti, ci sono problemi con i nicotinoidi e con altre sostanze usate nei campi. Ma noi non riusciamo ad andare oltre il monitoraggio. Bisognerebbe studiare le cause vere della mortalità, esaminare le uova e gli uccelli morti, come si fa in altri Paesi. Sapremmo farle bene, queste ricerche, ma non ci sono finanziamenti. Sulla scomparsa dei nostri volatili, adesso almeno c’è più attenzione. Stiamo preparando l’Atlante italiano degli uccelli. Ogni cittadino può fare segnalazioni sul sito www.ornitho. it. Ne sono arrivate già sette milioni"”.