L'analisi di
Mark Denny e
Alan McFadzean nel libro
L'Ingegneria degli animali (riportata da
Piergiorgio Odifreddi su
La Repubblica) cerca di scardinare l'idea, ben radicata nella letteratura, nella religione e nella filosofia, dell'
uomo come essere supremo, unico degno del titolo di perfezione biologica. Le altre specie animali però riescono a smentire questa convinzione, non solo per ciò che riguarda la vista (
Ingegneria degli animali: un diverso punto di.... vista), ma anche per altri sensi, a cui altri animali si affidano maggiormente.
“Ad esempio, i capitoli 'Il verso giusto' e 'Il sonar animale' del libro descrivono rispettivamente gli usi passivi e attivi dell'udito per rilevare le onde sonore nell'aria, nell'acqua e nella terra. Le nostre orecchie si trovano ai lati della testa, come gli occhi degli erbivori e di molti uccelli, e hanno lobi fissi e piatti, perché ci affidiamo all'udito solo per informazioni generiche a tutto raggio. Le orecchie dei predatori o dei predati, come i gatti o le lepri, stanno invece di fronte, come i nostri occhi e sono mobili e direzionali, per permettere una locazione del suono più raffinata e precisa.
Molti animali non si limitano a ricevere passivamente i suoni dall'ambiente esterno, ma ne emettono attivamente di propri per analizzarne gli echi e ricavarne precise informazioni di posizione sugli ostacoli o le prede circostanti”.
Per non parlare poi di quegli “animali che usano il naso per costruirsi mappe olfattive del tipo descritto da Denny e McFadzean nel capitolo “Un universo chimico”. I batteri ad esempio sono in grado di avvertire i gradienti di concentrazione delle sostanze nutritive e seguirne le tracce. Poiché per odorare le molecole bisogna scioglierle, l'olfatto richiede umidità: per questo il naso dei vertebrati che respirano nell'aria produce muco e cola. I pesci nell'acqua spesso sentono gli odori direttamente attraverso la pelle: i salmoni memorizzano l'odore del fiume da cui provengono e lo ritrovano a distanza di anni.
Tutte dimostrazioni del fatto che “L'ingegneria degli animali non ha nulla da invidiare alla nostra”.