Nell'ambito del progetto “
Monitoraggio dei Chirotteri, dell'avifauna nidificante e svernante e del lupo nel territorio della Provincia di Pistoia”, realizzato con il contributo della
Regione Toscana, emergono interessanti risultati in merito alla presenza del
lupo nel territorio pistoiese.
In queste zone la specie Canis Lupus è stata presente quasi sicuramente fino ai primi del '900, per essere successivamente considerata estinta come nel resto dell'Appennino settentrionale. E non è stato certo a causa della caccia consumistica che oggi, a sentire ambientalisti ed esperti, sembra la causa di tutti i mali. I primi segni di ricomparsa si sono verificati all'inizio degli anni '80, fino ad arrivare agli anni '90 quando le segnalazioni di avvistamenti e ritrovamenti di individui morti sono andate via via intensificandosi. Infatti, data la morfologia del territorio, l'abbondanza di prede selvatiche, la copertura forestale e la bassa densità abitativa, la Provincia di Pistoia risulta un'area particolarmente vocata alla presenza di questi esemplari.
Nel 2014, primo anno di ricerca su questa specie, è stata accertata e documentata la presenza del lupo, grazie alle trappole video-fotografiche e alla tecnica di ululato indotto (wolf howling). Sono stati individuati 6 branchi nei comuni di Pistoia, Montale, Sambuca Pistoiese, Castel di Casio, San Marcello e Cutigliano. Tuttavia il valore è sottostimato, così come affermano gli stessi ricercatori, dato che alcuni branchi, trovandosi a cavallo di confini provinciali e regionali vanno ad interessare una zona più ampia rispetto a quella provinciale.
Come si vede dalla mappa, la situazione è piuttosto grave, ma rasenta punte collegabili senza dubbio alla sfera dell'ironia, nelle soluzioni ventilate. I ricercatori prospettano infatti come priorità il ripristino di habitat idonei agli ungulati nelle aree montane e alto-collinari: [Dalla relazione conclusiva: "... per questo indichiamo come priorità, dalle molteplici positive ricadute sul territorio, il ripristino di habitat idonei agli ungulati nelle aree montane e collinari: ricreare aree utilizzabili a livello trofico da queste specie predate dal lupo in modo da "riportarle" lontano dalle zone più basse e vicine ai centri abitati"].
In un momento come questo, quando a giorni alterni si lanciano allarmi e si promettono rapide soluzioni (legge obiettivo) per ridurre drasticamente i contingenti di ungulati in tutta la regione, cinghiale in particolare, dall'altra parte si pensa di incrementare - per fornire carne ai lupi - i contingenti delle stesse specie selvatiche, spostandole più in alto (per attrarre i lupi in alta montagna), come se gli ungulati selvatici fossero sacchi di patate. Come se i lupi, ci permettiamo ancora di aggiungere, fossero dei chihuahua. C'è da aspettarsi il plauso di escursionisti, cercatori di funghi, turisti e organizzazioni turistiche e soprattutto di coloro che pensano di far rivivere la montagna favorendone di nuovo la presenza di una specie che sembra ormai elemento trascurato (forse considerato ormai in estinzione): l'homo sapiens sapiens. Che a ben guardare tanto sapiens (saggio) in certi casi non sembra essere più.