Mauro Centritto, direttore dell'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (IVALSA), spiega come il fenomeno della desertificazione sia dovuto ai cambiamenti climatici, ma anche, anzi soprattutto, al fattore antropico.
“Entro la fine di questo secolo – afferma Centritto – le previsioni parlano di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive, nel bacino del Mediterraneo e di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi. L'unione di questi due fattori genererà forte aridità. Paradossalmente i cambiamenti climatici si potrebbero mitigare, se dovessimo riuscire a cambiare in tempo la nostra politica energetica. La desertificazione invece non si bloccherebbe, perché è legata anche alla cattiva gestione del territorio. C'è chi inizia a temere che la combinazione di onde di calore ravvicinate, temperature più elevate e minori precipitazioni ci porterà tra pochi anni oltre il punto di non ritorno”.
Centritto mette in guardia sul fatto che “queste tematiche sono importanti per gli effetti che avranno su di noi, non tanto sul pianeta. La Terra prima o poi tornerà in equilibrio. L'orizzonte temporale in ogni caso è molto vicino e i paesi del bacino del Mediterraneo sono tra i più fragili. Ne sono un esempio le migrazioni di cui siamo già testimoni. Molte delle persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da territori resi inospitali e invivibili dalla desertificazione e il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro” (expo.cnr.it).