Arriva dalla
Germania, ma non è ancora confermata, la notizia riportata dal professore universitario
Michele Corti*, che riferisce come le associazioni ambientaliste e le lobby dei grandi carnivori
abbiano “aiutato” l'espansione del lupo in Europa con traffici e immissioni illegali di esemplari. Se ciò fosse provato, e fosse avvenuto magari con l'utilizzo di fondi pubblici, le opposizioni animaliste alle richieste degli allevatori e dei pastori, che chiedono di praticare anche in Italia un controllo del lupo, non potrebbero più essere legittimamente respinte.
Ad avvalorare questa ipotesi – scrive Corti – è, infatti, un articolo apparso sul numero di febbraio della rivista tedesca
Jäger, che dedica un'inchiesta alla diffusione del lupo e si chiede: "
Was steckt hinter dem Wolfstransporter an der polnischen Grenze?" (Cosa c'è dietro il "carico" di lupi alla frontiera polacca?). Nell'articolo si riferisce di un colloquio con un funzionario della polizia federale che ha parlato di un camion fermato alla frontiera con lupi e linci che stavano per essere introdotti illegalmente. Il funzionario non ha voluto riferire dove fosse diretto il carico e nemmeno chi fossero i responsabili del trasporto.
Anche in
Francia esiste la convinzione per cui il lupo non sia arrivato autonomamente dall'Italia: le circostanze un po' misteriose della prima apparizione del canide nel
Parco del Mercantour (dove i responsabili del parco tennero volutamente segreta la notizia) avvalorano queste ipotesi, così come le caratteristiche morfologiche spesso “strane” – afferma Corti – dei lupi “francesi di origine italiana”. Una serie di vicende, insomma, su cui, pur con tutti i dubbi del caso, sarà opportuno approfondire.
* Il Prof. Michele Corti insegna Zootecnia di montagna (Scienze e Tecnologie Animali) presso il Dipartimento di Scienze degli Alimenti, la Nutrizione e l'Ambiente dell'Università degli Studi di Milano. Di matrice accademica zootecnica ha sviluppato in anni recenti un profilo scientifico-professionale ruralista e si interessa di sistemi zootecnici alpini nella complessità dei loro aspetti tecnico-scientifici e socio-culturali.
Negli ultimi anni ha rivolto il suo interesse di ricerca ai sistemi di allevamento animali estensivi considerati dal punto di vista polifuzionale del mantenimento del paesaggio, della prevenzione degli eventi calamitosi e del miglioramento a fini faunistici, ma soprattutto dell’integrazione con l’attività turistica. Più di recente si sta occupando dell'impatto della predazione a seguito della comparsa del lupo e della reintroduzione dell'orso sulle Alpi.