Aveva già ricevuto diverse minacce di morte il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Minacce che si sono concretizzate in un agguato mafioso la notte scorsa. La macchina blindata e scortata di Antoci è stata bloccata lungo i tornanti di montagna da alcuni massi posti sulla carreggiata. Quando l'auto si è fermata gli attentatori hanno aperto il fuoco sulla vettura, che ha retto ai colpi grazie alla blindatura della carrozzeria. I poliziotti della scorta hanno risposto al fuoco e messo in fuga i malviventi.
Il presidente del Parco è stato preso di mira dalla criminalità organizzata per aver messo in atto un sistema di verifiche, in collaborazione con le procure, al fine di scongiurare la concessione dei pascoli agricoli alla mafia. Terreni che fruttavano milioni di euro di fondi europei. Le somme vengono elargite da Agea, l'agenzia governativa che gestisce le risorse europee, a quanto pare senza particolari controlli sui proprietari.
Negli ultimi anni la mafia ha fatto e fa pressioni sui coltivatori per farsi cedere i terreni, che rimangono incolti o usati come pascoli fittizi. I terreni, grazie appunto ai fondi europei, fino 500 euro all'ettaro, fruttano milioni di euro. Milioni che non vengono impiegati in agricoltura, ma probabilmente investiti in altre attività criminali. La mafia ha messo per anni le mani anche sugli appalti di concessione dei terreni pubblici, come quelli ricadenti all'interno del Parco dei Nebrodi, nelle province di Enna e Messina. Ma ha trovato la ferma opposizione di Antoci, che, grazie a specifici protocolli di legalità, ha revocato le concessioni per oltre 4 mila ettari alla mafia, che fruttavano 2 milioni di euro di fondi netti in tasca l'anno.
Sui contributi concessi indebitamente sta indagando anche la Procura di Roma. Secondo il sostituto procuratore di Roma, Nello Rossi, per i mancati controlli, la Commissione europea ha avvisato il nostro Paese di essere esposto alla restituzione di una somma di 388 milioni di euro, perché avrebbe erogato indebitamente i contributi.