E' crisi nera per Wwf, che da alcuni anni vede calare inesorabilmente non solo le quote associative, i lasciti e gli introiti derivanti da campagne di sensibilizzazione, ma anche i finanziamenti pubblici. Lo scorso anno l'associazione aveva annunciato un taglio drastico di tutte le sedi regionali e di parte di quelle locali gestite dai volontari, riducendo al contempo le risorse destinate al personale (sfoltito a 50 unità contro i 140 di cinque anni fa).
Come abbiamo visto da recenti notizie, Wwf ha sospeso il servizio di recupero fauna nella Val di Cornia, e si è ritirata anche dal servizio di vigilanza ambientale, così come altre associazioni toscane, non appena è venuto a mancare il finanziamento pubblico. Il che è la lapalissiana emblematica dimostrazione di come le nostre milionarie associazioni animaliste e ambientaliste debbano la loro sopravvivenza ai generosi introiti incassati dallo Stato, finanziamenti concessi dal Ministero dell'Ambiente in primis, cinque per mille e fondi erogati dalle amministrazioni regionali per specifici progetti o addirittura dall'UE.
In tempo di tagli pubblici, quindi, era ovvio che anche l'associazione ambientalista per antonomasia, ormai superata in popolarità da altre associazioni dall'impostazione più animalista (come Enpa e Lav che negli ultimi anni hanno sorpassato Wwf negli incassi del 5 per mille), si ridimensionasse. Le manovre di risparmio adottate negli ultimi mesi dall'associazione, evidentemente, sono diretta conseguenza della penuria di risorse erogabili e dalla crescente povertà dell'italiano medio.
Come emerge dal bilancio di Wwf del 2015, quindi precedente al taglio delle risorse, che risulteranno dal bilancio 2016, l'associazione aveva già dovuto ridimensionare tutti i capitoli di uscita, a fronte di entrate sempre più basse. 400 mila euro in meno rispetto al 2014 di risorse destinate alla raccolta fondi e alla comunicazione (2 milioni e 700 mila), che corrispondono circa alla metà degli investimenti nei programmi di conservazione, ovvero 5 milioni e 69 mila euro (in calo di quasi 600 mila euro rispetto all'anno precedente). Per i servizi amministrativi (personale, dirigenti e amministrazione ordinaria) se ne andavano altri 2 milioni e 500 mila euro (erano 3 milioni e 49 mila nel 2014).
Se consideriamo che i progetti di conservazione sono coperti interamente da finanziamenti pubblici (che risultano in calo di 100 mila euro dal 2014) e dalle quote dei soci (calate di quasi un milione di euro), è chiaro che finora, forse, un minimo di disattenzione nella gestione interna dell'associazione c'è stato. Oltre ai finanziamenti di Stato e alle quote dei soci, Wwf riceve da aziende sostenitrici circa il 15% delle proprie entrate.