Un'interrogazione parlamentare presentata dalle senatrici (animaliste) PD Laura Puppato, Monica Cirinnà, Silvana Amati, Daniela Valentini, Manuela Granaiola ai Ministeri dell'Ambiente, dell'Inerno e per gli Affari regionali, contesta la legge regionale del Veneto che permette l'eradicazione delle nutrie, perché dispone l'utilizzo di armi comuni da sparo tra gli altri medoti concessi, e autorizza alle operazioni tutti i possessori di regolare licenza di caccia.
Le senatrici chiedono ai Ministri “se non ritengano necessario valutare l'adozione, con urgenza, di ogni opportuna iniziativa, al fine di promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, avverso l'articolo 4, commi 1 e 2, della legge regionale Veneto n. 15 del 2016, per lesione delle competenze legislative statali costituzionalmente garantite”.
“È evidente - dicono Puppato ed il consigliere regionale Zanoni (che ha contribuito alla scrittura dell'interrogazione) - che tale legge è uno sdoganamento mascherato della licenza di uccidere ed è perciò irresponsabile. Armando chiunque, utilizzando il grimaldello della lotta alla nutrie, si creerà un rischio enorme per adulti e bambini in movimento, in particolare nella notte. Tutto per un ricatto politico senza precedenti e che vorremmo tanto capire quale fatto o patto nasconda; tutto per per tenere unita una maggioranza regionale già problematica e con l'obiettivo di offrire ulteriori licenze a quella parte di cacciatori che, stanno dentro la ricca corte di Berlato. La Corte Costituzionale ha già rigettato una prima volta disposizioni praticamente identiche a queste, che oggi impunemente, il Consiglio regionale veneto ripropone pari pari. Questa deregulation, questo favore agli armieri e all'industria bellica non passerà."“