L'uso dei pesticidi in agricoltura non solo altera ambiente e biodiversità, ma ha conseguenze sulla salute umana. A lanciare l'allarme è Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia, in riferimento ai risultati di un recente studio sull'esposizione professionale ai pesticidi dell'Agenzia francese per la sicurezza sanitaria dell'alimentazione, segnalati in Italia dall'associazione Medici per l'Ambiente. Proprio in Francia tra il 2002 e il 2010 la Sicurezza sociale Agricola (Msa) ha ammesso 47 patologie riconducibili alle esposizioni. Ma è ancora difficile per un agricoltore dimostrare la malattia: di 607 casi studiati in Francia in tre anni, solo 101 registrano una condizione cronica.
"Dati - evidenzia Pascale - che preoccupano i francesi perché la Francia è la terza consumatrice mondiale di pesticidi dopo Cina e Stati Uniti, incapace di frenare il ricorso alla chimica (più 9% tra il 2013 e 2014), a discapito dei 10,1 milioni di residenti in aree rurali. In Italia non va meglio: secondo la rivista Science, il nostro Paese è il maggior consumatore europeo di pesticidi per unità di superficie coltivata. Il Piano di Azione Nazionale (Pan), in vigore dal 2014, ha fatto qualche timido passo avanti, ma molto rimane da fare: non si è fissata alcuna riduzione, limitandosi a imporre il rispetto delle prescrizioni contenute sulle etichette degli agrofarmaci".
"Oltre a incentivare politiche produttive che scoraggino l’uso dei pesticidi, e a informare i consumatori con evidenti scritte in etichetta che ne dichiarino l’uso nei vari passaggi della filiera, occorre concentrarsi sulle concessioni. Molti principi attivi sono stati banditi perché si sono dimostrati (o quantomeno sospettati) nocivi per la salute. Per quale motivo prima si autorizzano e poi si vietano? Non sarebbe meglio applicare il principio di prudenza al momento dell’autorizzazione?" chiede il presidente di Slow Food.