"Lupi che aggrediscono le greggi in Toscana, cinghiali che arrivano in centro città in Piemonte e che devastano le vigne vocate alla Docg in Campania, nutrie che con i loro scavi provocano improvvisi cedimenti degli argini con gravi rischi per il lavoro dei i mezzi agricoli: da tutta Italia le Federazioni Coldiretti reclamano interventi immediati e risolutivi". E' quanto si legge sul sito di Coldiretti, che riporta una serie di episodi riferibili tutti agli ultimi giorni, che riguardano l'attacco dei selvatici alle coltivazioni e agli allevamenti.
Come l'attacco di lupi sulle Alpi Apuane, a Guadine, sopra Massa, dove un allevatore di capre, molto conosciuto per i suoi formaggi stagionati in grotta, ha perso alcuni dei capi del suo gregge composto da 120 capre di razza apuo-garfagnina che vive allo stato brado da sempre sulle Alpi Apuane. Coldiretti, che poco più di un mese fa era scesa addirittura in piazza, di fronte alla sede della Regione Toscana, per protestare contro la mancata applicazione della legge anti-ungulati e contro il ritardo dell’applicazione del piano di gestione del lupo approvato a livello nazionale, torna a ribadire la gravità della situazione lupo. "Secondo uno studio del Centro Interuniversitario di ricerca sulla selvaggina ha rilevato, nell’anno 2015, la presenza in Toscana di 109 branchi di lupi per un totale di oltre 600 individui. Gli attacchi sono all’ordine del giorno ma le risposte sono inefficaci" dice la nota di Coldiretti.
In Piemonte, come in altre zone del Paese, c'è invece l'emergenza cinghiali. "Un cinghiale - scrive Coldiretti - è arrivato addirittura in centro città, in via Nizza a Torino. Non è il primo caso, tanto che nelle ultime settimane gli avvistamenti sono pressoché quotidiani. “La situazione si sta facendo sempre più grave – spiega Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte – sia dal punto di vista economico sia sul fronte della sicurezza stradale. In seguito all’ultimo episodio del cinghiale giunto nel centro di Torino, è urgente intervenire con strumenti legislativi che diano la possibilità di difendersi in modo adeguato”.
“E’ fondamentale mettere in campo al più presto azioni e normative che consentano una reale possibilità di limitare il numero dei capi – sottolinea Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Prevedere solo i risarcimenti sicuramente non basta vista ormai la grave situazione generata dalla abnorme presenza di ungulati. Altrimenti a farne le spese è l’intera società poiché questa situazione è sì insostenibile per le imprese, ma ormai il rischio per la collettività è estremamente elevato”.