In tutto il mondo una delle principali cause della mortalità della fauna selvatica è la predazione da parte dei gatti. Il secondo, in ordine di importanza, tra gli amici dell'uomo, dopo ovviamente il cane, è infatti il principale responsabile dei ricoveri nei centri per la cura della fauna selvatica. Lo dice un nuovissimo studio, che conferma le tante ricerche sul tema, sulla silente attività predatoria dei gatti domestici.
Dopo undici anni di ricerca, alcuni studiosi americani del Wildlife Center of Virginia e della Madison University, hanno pubblicato un dettagliato studio scientifico sulla rivista The Journal of Wildlife Management, che ha preso in esame 21 mila cartelle cliniche di animali ricoverati nei diversi centri per la fauna tra il 2000 e il 2010. Di questi (11.144 piccoli mammiferi e 9.777 piccoli uccelli) ben 2970 avevano subito l'attacco di un gatto.
“Lo studio – dicono i ricercatori - illustra graficamente che i gatti, quando viene permesso loro di vagare liberamente all’aperto, richiedono un tributo terribile alla fauna selvatica. Contrariamente ai suggerimenti di alcuni gruppi di difesa del gatto e di quel che piacerebbe credere a molti proprietari di animali domestici, i gatti all’aperto non uccidono solo topi e ratti. Solo al Wildlife Center of Virginia, sono state ricoverate 83 specie di uccelli e piccoli mammiferi selvatici a causa di attacchi di gatti, comprese sia specie comuni che rare. Tra i volatili le vittime più frequenti erano tortore, ghiandaie, pettirossi e cardinali. Scoiattoli grigi, chipmunk, silvilaghi e scoiattoli volanti del Sud sono in cima alla lista dei piccoli mammiferi che cadono vittima dei gatti”.
Chi volesse saperne di più, trova qui gli estratti dello studio americano