Otzi, la mummia naturale di un uomo vissuto oltre 5300 anni fa nei ghiacci dell'alto Tirolo (a Ötztal, da cui prende il nome), è uno straordinario reperto perché la perfetta conservazione del suo corpo, delle vesti e degli strumenti che aveva con sé, è una fotografia esatta degli abili cacciatori che eravamo agli albori della nostra civiltà.
Sappiamo già che vestiva di pelli (di capra per il cappotto e i gambali, di orso per il cappello e per marsupio) e che con sé aveva tutto il necessario per una caccia efficace: un arco in legno di tasso, una faretra con due frecce pronte e altre in lavorazione, un pugnale di selce, un "correttore" per lavorare la selce, un'ascia in rame, una perla in marmo, esche e acciarino e uno zaino per contenere questi oggetti.
Oggi sappiamo anche che aveva lo stomaco pieno, non di carne cotta, come si era penssato in un primo momento, ma essiccata. Speck di stambecco, diremmo oggi. Lo dicono gli scienziati dell'istituto Eurac di Bolzano, che hanno analizzato la nano-struttura della carne, comparandola con vari tipi di carne e di lavorazione, “la carne cruda ed essiccata mantiene le sue fibre, che invece vanno perse con la cottura” spiegano i ricercatori. Nello stomaco sono anche stati trovati grassi che non provengono da latte e formaggio, come si era pensato in un primo momento, ma da carne grassa, come appunto lo speck.