Anzitutto nei numeri. Non tutti sanno che il Piano ministeriale sulla conservazione e gestione del lupo, per il momento bloccato in attesa di valutazioni (leggi ripensamenti) sulla misura del contenimento selettivo, è stato criticato anche da chi la pensa in maniera opposta a un certo andazzo animalista.
Alcuni studiosi del lupo, quindi scienziati e conservazionisti, sono fermamente convinti che la specie si possa proteggere con un piano di abbattimenti più consistente di quel 5% individuato dal Ministero dell'Ambiente. A ritenere pubblicamente inutile il Piano lupo, per come è stato predisposto, è per esempio lo zoologo Paolo Forconi, il quale evidenzia su National Geographic Italia come finora la popolazione lupo sia stata in parte sottostimata, affermando che questa in realtà potrebbe supportare abbattimenti anche del 20-25% del totale stimato ad inizio autunno, al fine di ridurre gli ibridi, il bracconaggio e il conflitto con gli allevatori.
“Ho partecipato solo alla prima riunione – dichiara a National Geographic - a cui sono seguite delle osservazioni scritte, inviate per email”. “Le risposte non sono state affatto esaurienti, per cui ho deciso di non partecipare alle successive riunioni. Secondo me le azioni previste dal piano non possono risolvere i problemi principali, come l'ibridazione con i cani, il conflitto con gli allevatori e il bracconaggio. Tutto rimarrà come prima”.
Lo studio, firmato oltre che da Forconi, anche dal Professor Franco Perco, presentato al III Congresso Nazionale sulla fauna problematica, in effetti parla chiaro. "Le simulazioni al 2016 stimano una popolazione pre - riproduttiva di 1.671, quella post - riproduttiva dio 3.585 e ad inizio autunno di 3.157 individui. L'incremento annuo stimato è del 3% e la mortalità, stimata dal 1/9/2015 al 31/8/2016 corrisponde a 1818 individui, di cui 909 per bracconaggio (50%), 727 per cause naturali (40%) e 182 per investimenti stradali (10%)".
Sulla base di queste proiezioni, appaiono quindi del tutto sensati e sostenibili i prelievi selettivi proposti da Forconi. “Gli abbattimenti selettivi – scrive lui -, qualora previsti sulla base di un monitoraggio intensivo annuale della popolazione di lupo (genetica, videotrappole, ululato indotto e collari gps) e di un piano regionale di gestione, devono essere svolti da selettori, dotati di particolari esperienze pregresse, che abbiano superato un apposito corso”. Tranquilli, tutto questo non avrà seguito. Lo dicono gli stessi studiosi nel prospetto presentato al Congresso nazionale. Mentre per quanto previsto dal Ministero alla casella "Possibilità di realizzazione" scrivono "Non facile", come in effetti sta emergendo in questi giorni, sulla prospettiva del 20-25% di abbattimento, poichè il lupo non è più in pericolo di estinzione, indicano, consapevolmente "Pressochè impossibile". Probabilmente hanno ragione.
|