In vista della prossima discussione del Piano Lupo in sede di conferenza Stato - Regioni, in programma per giovedì 9 marzo, le associazioni animaliste Lav, Enpa, Lipu, Lac, Lndc, Animalisti italiani e Leidaa hanno inviato ai presidenti delle regioni un decalogo con le principali ragioni contro il contenimento previsto dal Piano.
“La deroga, fortemente voluta dal ministro dell’Ambiente, alla rigorosa protezione del lupo che l’Europa ci impone, è una misura ingiusta, sbagliata e pericolosa per le conseguenze che avrebbe sulla popolazione dei lupi, già tanto ridotta”, scrivono gli animalisti. Le associazioni evidenziano come siano già undici i presidenti di Regione ad aver preso posizione contro la possibilità di uccidere i lupi. Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Puglia: “uno schieramento di schiacciante maggioranza, che rappresenta più del 70% dei cittadini italiani all’interno della Conferenza delle Regioni e che – concludono – avrà come conseguenza lo stralcio del capitolo III.7 dal Piano Lupo, quello che dispone gli abbattimenti in deroga al regime di protezione imposto dalla Direttiva Habitat”.
Questo appello contrasta con i numeri degli esperti sulla effettiva presenza del lupo in Italia (1500 - 2500 esemplari almeno - ma secondo altre illustri stime potrebbero essere pure il doppio), in continua espansione in un territorio fin troppo antropizzato. A farne le spese sono, al solito, gli allevatori. A Siena, patria del pecorino Dop, per esempio, siamo all'esasperazione. L'ultima mattanza si è consumata a Pienza, il cuore della zona di produzione del pecorino, in piena Val d’Orcia. L’ennesimo attacco dei lupi contro un allevamento di pecore, constata la Cia Siena. Sette pecore sono state trovate uccise, azzannate alla gola in modo chirurgico, come solo i lupi sanno fare. Oltre venti sono quelle disperse e, secondo l’allevatore, non torneranno più.
“Ora basta. Ormai siamo di fronte ad una strage continua - sottolinea Luca Marcucci, presidente di Cia Siena- gli allevatori si trovano soli ed indifesi, vedono messa a repentaglio la loro attività. Occorre insistere con azioni mirate a limitare la presenza dei lupi, canidi ed ibridi nelle nostre campagne. Il Piano Lupo va approvato senza tentennamenti. I nostri agricoltori ed allevatori non ce la fanno più, sono esasperati”. “E’ messo a repentaglio il sistema socio-economico di intere aree della provincia -aggiunge Roberto Bartolini, direttore di Cia Siena- la politica deve andare oltre gli interessi delle lobby animaliste, secondo cui vale di più un singolo lupo, anziché interi greggi di pecore, la sostenibilità economica di intere famiglie e quella sociale delle aree rurali, che senza i nostri agricoltori e allevatori subirebbero l’inesorabile abbandono. È urgente difendere il reddito degli agricoltori, messo a rischio dai predatori. Questa situazione sta creando un grosso danno all’economia del territorio. Le nostre aziende sono allo stremo, molte stanno chiudendo”
IN NORVEGIA VIA ALLA CACCIA "RICREATIVA E CULTURALE" AL LUPO
Se pensiamo che nella civilissima Norvegia era stato predisposto l'abbattimento del 70% dei lupi censiti, ovvero 47 lupi su un'esigua popolazione di 68 esemplari in un territorio grande quanto quello dell'Italia ma con il dieci per cento della popolazione, capiamo il livello della strumentalizzazione della questione. Vero che dopo le polemiche protezioniste anche in Norvegia si era visto un passo indietro (ok all'abbattimento di solo 15 lupi problematici) ma proprio in questi giorni, il ministro dell'ambiente Vidar Helgesen ha presentato un progetto di legge che ne consente l'ulteriore abbattimento per motivi anche di natura ricreativa e culturale, nelle zone in cui la presenza dei lupi è stata finora tollerata e sottoposta ad abbattimenti solo in casi particolari. Chiediamocelo, ma la Norvegia sta in Europa?