L'Associazione ecologista Appennino Ecosistema ha inviato formale diffida ai 43 sindaci della Valle del Sangro Aventino e e per conoscenza al Prefetto di Chieti ed al Corpo Forestale dello Stato contro la decisione annunciata di consentire tramite apposita ordinanza l'abbattimento dei cinghiali anche nelle aree protette (quindi nel Parco nazionale della Majella e nelle aree natura 2000).
L'associazione contesta il metodo cruento scelto per la protezione dei danni dei suidi ed evidenzia che le deroghe al divieto di abbattimento dovrebbero essere sottoposte a studi di incidenza ambientale e autorizzazione dal parte del Ministero dell'Ambiente. Inoltre il controllo delle operazioni, dicono, spetterebbe all'Ente Parco.
"Nelle aree protette, poi - dichiarano dall'associazione - , la caccia e gli abbattimenti selettivi produrrebbero un forte disturbo anche nei confronti dei predatori naturali dei cinghiali (come i lupi), con il risultato di ostacolare le naturali dinamiche predatori-prede, in grado di ottenere il contenimento delle popolazioni di cinghiali senza alcuno sforzo. L’eventuale uso di cani da caccia, inoltre, produrrebbe un disturbo ancora maggiore ed aumenterebbe i rischi legati al randagismo canino. Questo non sarebbe certo un intervento isolato, infatti per mantenere dimensioni “accettabili” delle popolazioni di cinghiali sarebbe necessario ripetere gli interventi continuamente, anche ad intervalli ravvicinati, con relativo ed inevitabile effetto moltiplicatore sul disturbo. Sarebbe come, in pratica, legalizzare la caccia anche nelle aree protette".