Sul quotidiano
La Stampa troviamo il bell'intervento di
Mattia Feltri (figlio del noto Vittorio), a commento delle
follie italiche sulla gestione (non gestione) delle specie selvatiche, capace in poche righe di estrapolare il lato tragicomico delle vicende degli ultimi giorni.
"La storia dei delfini delle Eolie - scrive Feltri nella sua rubrica di prima pagina Buongiorno -, ammirati fra gridolini di gioia dai turisti, e combattuti dai pescatori perché si mangiano tutto il pesce, suggerisce scanzonate analisi antropologiche. Anzitutto pare che i pescatori esagerino un po’, e ci marcino per spuntare sussidi, ma un pescatore è un pescatore, non un milionario, mentre il turista, dopo l’emozionante contatto con l’amorevole cetaceo, se ne torna in città nel suo caro asfalto. Dove, però, comincia a essere inseguito dall’esotica fauna: tutti sanno che i cinghiali, detestati e dispotici padroni della Maremma, sono arrivati in periferia: a Roma un motociclista ci è andato a sbattere ed è morto".
"Un meraviglioso esperto - continua Feltri- ci ha spiegato che fare in caso di incontro col cinghiale: non dargli le spalle, non guardarlo negli occhi, e se attacca schivarlo all’ultimo, come i toreri. L’ha detto davvero, abile mossa e olé, in punta di piedi. Di conseguenza i fan dei lupi si sono rianimati: proteggiamoli, che mangiano i cinghiali! E però, sarà per non farsi mangiare, ma tutti i cinghiali sembrano essersi trasferiti a Roma. In compenso i lupi si mangiano le pecore dei pastori di Amatrice.
«La modernità ci ha portato il lupo sull’uscio», ha detto un giorno un saggio pastore amatriciano. Dunque, molta commozione e solidarietà col terremotato, purché lasci stare i lupi. Quelli se li tenga. E così vien da dire che gli animalisti abbondano dove scarseggiano gli animali, e viceversa. Ma si fa per scherzo, eh, ché il lupo va protetto, ma il rubrichista lo abbattono volentieri".