"Lo stato sta uccidendo la ricerca ambientale". Ne sono convinti i precari dell'Ispra, che da oltre due settimane stanno occupando gli uffici romani dell'ente. I ricercatori, in lotta da anni contro i contratti a termine, si oppongono ora al licenziamento annunciato per 93 dipendenti e chiedono al Ministro Galletti e al Ministro Madia di aprire un tavolo che programmi la stabilizzazione dei precari e il riordino dell’ente come Ente di Ricerca del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale.
I tagli decisi per la spesa ordinaria (13 milioni di euro rispetto alle risorse iniziali dell'istituto), fanno notare i ricercatori dell'Ispra, di fatto immobilizzano l'istituto al punto che, a detta dei dipendenti, mancherebbero non solo i fondi per fare ricerca ma perfino i soldi per la manutenzione degli strumenti. Durante la manifestazione, tenuta a Roma il 5 giugno (giornata dell'Ambiente) dal sindacato Usb, dal palco è stato affermato che il Ministero dell'Ambiente e lo stesso istituto non hanno avuto come obbiettivo la tutela ambientale ma hanno utilizzato i soldi dei progetti europei e quelli dei contribuenti "per costruire lobby e clientele".
In questo momento infatti Ispra si trova in una situazione di stallo dovuta alla mancata conversione dell'Ente da solo organo di ricerca a istituto di controllo ambientale, come deciso dalla normativa nazionale, che ha attribuito ad esso le funzioni di coordinamento delle agenzie regionali. Il nuovo ruolo dell'ente però non è stato armonizzato e supportato da risorse finanziarie. Il che significa che le sue funzioni, in tutti i campi, sono ridotte al minimo.
In un vertice con i precari Stefano La Porta, Direttore generale dell'Ispra, fa riferimento all'esiguo numero di ispettori ambientali, definendo “vergognoso” che la stragrande maggioranza dei dipendenti Ispra voglia continuare a dedicarsi ad attività di ricerca. Anche secondo Ermete Realacci, che ha voluto la nuova normativa, in Ispra ci sono troppi ricercatori e pochissimi ispettori. “Questa storia deve finire” ha detto La Porta.