Dodici associazioni ambientaliste
(Cts, Enpa, Greenpeace, Gruppo di intervento giuridico, Italia Nostra, Lav, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Federazione nazionale Pronatua, Wwf) hanno scritto ai deputati per chiedere di rigettare in toto la riforma della legge sui Parchi.
“La Camera – si legge nella lettera - si accinge a cambiare una legge fondamentale e strategica per la conservazione della natura del nostro Paese, la legge quadro sulle aree protette. Le scriventi Associazioni sono convinte che
il testo finale abbia un’impostazione ed elementi talmente pregiudizievoli da richiedere un voto finale negativo”.
"Nel corso del confronto, sia al Senato che alla Camera, le Associazioni hanno presentato analisi, proposte, soluzioni possibili rispetto alle molteplici questioni emerse. Ebbene, tali
istanze sono rimaste quasi totalmente inascoltate e ciò a causa del ruolo che la politica intende oggi assegnare ai parchi e alle aree protette: non più primari attori della conservazione della natura, nel nome di un interesse nazionale costituzionalmente sovraordinato, ma attori territoriali di concertazione in un contesto in cui l’elemento della promozione economica risulta spesso prevalente" si legge nella lettera.
La riforma è definita
"un gravissimo passo indietro dello Stato". Eccone i motivi: "non sono più in maggioranza i rappresentanti degli interessi statali nell’ambito dei Consiglio Direttivi dei Parchi Nazionali, l’approccio scientifico alla gestione dei parchi viene completamente svalutato, lo Stato arretra a favore degli enti locali financo nella gestione delle Aree Marine Protette, la procedura di nomina dei Presidenti Nazionali di fatto mette la scelta nelle mani di Regioni ed Enti Locali, la nomina dei Direttori dei Parchi Nazionali è nelle mani del Presidente e dei Consigli Direttivi degli Enti e si è rinunciato a fare la cosa più logica che era quella del concorso pubblico per titoli ed esami".