Se l'è chiesto la veterinaria Giulia Corsini, che da anni, anche da studentessa, dall'associazione Pro-test Italia, di cui è fontatrice, lotta contro la disinformazione scientifica su cui si basano tante battaglie animaliste. Non ultima quella condotta dalla Lav, con l'aiuto di diversi parlamentari, per abolire del tutto l'utilizzo degli animali nei circhi.
“Sembra un’assurdità ma l’eutanasia è una delle opzioni dell’ormai prossima al voto proposta di legge avanzata dall’associazione animalista LAV (Lega Anti Vivisezione) e dalla Federazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani FNOVI che si basa su uno studio senza alcuna validità scientifica. Da veterinaria faccio presente che la FNOVI parla a nome della categoria senza interpellarla, infatti il Sindacato dei Veterinari Liberi Professionisti ha preso le distanze e i veterinari che lavorano nei circhi non hanno neppure avuto diritto di replica” inizia così l'articolo di Corsini, pubblicato da Next Quodidiano, dal titolo “Cosa c'è che non va nella legge sugli animali nei circhi”.
L'analisi della veterinaria si basa su fatti. E' un fatto che lo studio preso in esame dal Parlamento italiano, su cui, sulla spinta animalista è già stato stabilito il divieto dell'uso degli animali, non ha validità scientifica. Datato 2006 è stato condotto in Inghilterra da Steven Harris, la cui credibilità, tra l'altro, è minata da forti legami con le associazioni animaliste. Il Parlamento inglese dopo questo studio non ha infatti vietato l'utilizzo di animali, ma predisposto una commissione scientifica che lo ha di fatto smentito. Fatti che non sono stati presi in considerazione, dice Giulia Corsini, dal dibattito italiano.
Un altro fatto: gli animali dei circhi verrebbero affidati a particolari strutture riconosciute dal Ministero: alcune, guarda caso, sono gestite dalle associazioni animaliste. Si tratta dei CRASE (Centro di Recupero per Animali Esotici), “realtà non regolamentate dove non è assolutamente garantito che le loro esigenze fisiologiche, mentali e sociali siano soddisfatte”. A differenza dei circhi, che devono sottostare a precise norme sul benessere animale. Purtroppo diversi animali già affidati ai centri di recupero, dopo il dissequestro (perché i circhi hanno vinto le loro cause contro i sequestri predisposti sulla base delle denunce animaliste) non sono mai tornati. Sono morti per i maltrattamenti ricevuti da chi avrebbe dovuto proteggerli o sono stati restituiti in pessime condizioni, come testimoniano alcuni video postati nell'inchiesta di cui stiamo rendendo conto.
Nel rapporto stilato da ANMVI e WWF, riportato da Giulia Corsini, risulterebbe che: “La carenza di precise norme su come le strutture devono essere costruite e su come, soprattutto, devono essere gestite per rispondere alle finalità di legge, favorisce, a volte, la nascita di strutture al limite della legalità, il cui livello qualitativo è ben lontano dai principi etici che devono ispirare l’attività di riabilitazione degli animali selvatici e, in generale, l’organizzazione del sistema dei Centri di Recupero in Italia”. Ecco che fine faranno gli animali dei circhi.
Chi volesse approfondire, trova qui l'inchiesta di Giulia Corsini
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