Criticata praticamente da tutti, compresi gli ambientalisti, la riforma della legge quadro sulle aree protette, passata alla Camera e tornata al Senato per l'approvazione definitiva, subisce un nuovo pesante colpo. A contestarla è addirittura la Ragioneria generale dello Stato, che a luglio scorso ha inviato un formale ammonimento alla presidenza del Consiglio e al Ministro Galletti, contestando la riforma dal punto di vista finanziario.
In dodici punti la Ragioneria dello Stato segnala che mancano le coperture finanziarie per realizzare le tante novità contenute nella riforma. Contestazioni che pesano come un caterpillar, pronto a demolire in toto la riforma. Il Senato dovrà quantomeno riscrivere il testo, il che significa che, a quel punto, si concretizza un nuovo lungo rinvio dell'approvazione finale, per l'implicito nuovo passaggio obbligatorio alla Camera.
La prima più importante contestazione – dice un articolo di Repubblica – che ne dà notizia, è proprio il ruolo dell'Ispra, chiamato a nuovi, impegnativi ruoli di consulenza praticamente su tutto. L'ente, come ben sappiamo, versa in una condizione particolarmente difficile: deficit strutturale per il 2016 pari a 6 milioni di euro. La legge prevede che l'ente si finanzi con i fondi derivanti dalle multe degli inquinatori, quindi attraverso il gettito delle sanzioni sugli ecoreati. Pura fantascienza, al momento. Secondo la Ragioneria dello Stato, la situazione dell'Ispra al momento ne pregiudica addirittura l'ordinaria gestione.
Non c'è copertura nemmeno per il finanziamento di 500 mila euro l'anno per il fondo di incentivazione fiscale nelle aree protette. La relazione tecnica continua puntualizzando che i commissari degli Enti parco non dovranno costare nulla, ed evidenziando lacune e formulazioni non chiare. No poi alla trasformazione dei collegi dei revisori dei conti in un revisore unico, è proprio qui, sul controllo delle risorse pubbliche, che, dice in sostanza la ragioneria di Stato, non si deve
risparmiare.