Sono passati ormai dieci anni dal primo voto del Parlamento Ue per la gestione del cormorano ma dalla Commissione ancora nessuna risposta. L'ultimo voto del Parlamento risale al 2013, quando a larghissima maggioranza è stata approvata la relazione del socialdemocratico tedesco Heinz Kindermann che sollecitava la Commissione a redarre un piano di gestione coordinato a livello europeo per la gestione dei cormorani (Phalacrocorax carbo), "per ridurre gli effetti negativi" alla pesca.
La specie è in continua crescita e causa un progressivo impoverimento di fauna ittica delle acque dolci (300 mila tonnellate di pesce se ne vanno nei loro stomaci ogni anno). Siamo nel 2017 e, come giustamente ci fa notare il nostro lettore Lucio Parodi, la situazione è rimasta invariata. Gli Stati fanno quello che possono per rispondere ai danni e alle richiesto di intervento, applicando deroghe e predisponendo indennizzi. Solo pochi giorni fa la Regione Sardegna comunicava l'ulteriore esborso di 2 milioni di euro per i danni ed evidenziava le misure messe in atto, sottolineando l'insufficienza degli abbattimenti controllati attualmente permessi dalla direttiva Ue, per il basso numero di uccelli prelevati e per i tempi e i modi in cui vengono svolti. L'assessorato chiede ora al Governo di predisporre un progetto ministeriale che permetta il prelievo delle uova in Sardegna, grazie ai fondi Ue.
Il problema però andrebbe affrontato con una visione di insieme, a seguito di valutazioni scientifiche sulla dimensione e la struttura della popolazione complessiva. Ma la Commissione Ue latita ancora. Come giustamente faceva notare l'europarlamentare italiano Tajani in un'intervista del 2013, "troppe volte la Commissione ignora i voti del Parlamento o agisce con estrema lentezza".