Secondo le stime dell'Università di Udine in Friuli ci sarebbero almeno 70 mila esemplari di nutria. E' a fronte di questo dato e degli innumerevoli danni causati dal roditore che la Giunta regionale ha approvato una delibera con la quale si dà operatività al piano triennale per il controllo e l'eradicazione della specie.
Il Piano, come ha ricordato l'Assessore Panontin - entra nel dettaglio dei metodi di intervento, degli operatori, dello smaltimento delle carcasse. Vietati i veleni, così come ogni altro metodo non selettivo. Ad eseguire gli abbattimenti e le catture saranno gli agenti del Corpo forestale regionale, ma anche le guardie comunali con licenza di caccia, e operatori anche non cacciatori selezionati e formati dalle ex Province. Infine tra gli autorizzati anche gli agricoltori e i proprietari e conduttori di fondi, purchè, anch'essi, adeguatamente formati allo scopo. La via preferenziale è la cattura in vivo tramite gabbie-trappola e successiva soppressione.
La soppressione è permessa con colpo di fucile a canna liscia, ma anche di piccolo calibro (tipo flobert) o con dispositivi ad aria compressa con potenza non superiore a 7,5 Joul e calibro pari a 4,5 per i quali non sono richiesti porto d’armi e licenza per l’esercizio venatorio.Una volta uccise, le nutrie vanno messe "in contenitori ermetici ove vengono esposte al biossido di carbonio ad alta concentrazione". In ogni caso, più se ne uccidono, meglio è: "Tenuto conto che l’obiettivo auspicabile è l’eradicazione della specie dal territorio regionale, non sono previste limitazioni numeriche al prelievo".
Il Piano prevede risorse pari a 22 mila euro l'anno per lo smaltimento delle carcasse e per l'acquisto delle gabbie. Ovvero 66 mila euro che si pongono in contraddizione con con gli 80 mila euro di fondi pubblici sborsati per uno studio commissionato all'Università di Udine "per individuare e testare sistemi che riducano le capacità riproduttive delle nutrie". A farlo notare è la Lav, ovviamente favorevole all'utilizzo di queste pratiche incruente.