In un articolo di Repubblica la Lipu ci ricorda che negli ultimi anni 200 specie di uccelli migratori sono stati classificati come globalmente minacciati, mentre il 40% delle specie migratrici sono in diminuzione. Ma anche che le cause di questo inesorabile depauperamento sono il degrado e la perdita degli habitat, oltre che, in primis, i cambiamenti climatici.
"Le nostre amate rondini – dichiara Marco Gustin, responsabile Specie e Ricerca della Lipu –, come anche il balestruccio o il topino, stanno diminuendo a ritmo costante. Le loro migrazioni sono a ciclo continuo. Vivono in Africa dalla metà di ottobre alla metà di marzo, mentre nei restanti sei mesi migrano verso l'Europa. Il deserto Transahariano è la loro casa invernale che per il riscaldamento globale si sta allargando verso Sud. Quindi raggiungere i luoghi dove svernare è sempre più faticoso: le distanze tra Sahara ed Europa aumentano e gli uccelli nel percorso consumano preziose energie. Tanto che molti non sopravvivono, soprattutto le nuove generazioni".
"C'è da dire – conclude Marco Gustin - che il processo è quasi irreversibile: siamo noi uomini la causa di questo dramma ambientale. Occupiamo ogni giorno più spazio fisico, riducendo le zone naturali a disposizione della flora e della fauna. Solo in Italia siamo 60 milioni di persone che volenti o nolenti incidono sull’ambiente. Più cresceremo senza rispettare la natura e più il Pianeta ne risentirà".
Questa volta dunque la Lipu mette le carte sul tavolo, evitando le solite accuse contro la caccia, anche perchè le specie più in pericolo non sono cacciabili. Il che palesa che il solito coinvolgimento nelle campagne di raccolta fondi si deve a precise strategie mediatiche. Un unico nemico comune (il cacciatore) evita il senso di colpa al cittadino che sgassa per le vie del centro con il suo motore diesel o che si compra scarpe di derivati del petrolio pensando di salvare la pelle agli animali.
Peccato che tutto questo accanimento sia addirittura controproducente. In molte aree d'Italia (ed è così almeno in tutta Europa) gli uccelli migratori devono proprio ai cacciatori il mantenimento di quei preziosi habitat che consentono la loro sopravvivenza. Più i cacciatori diminuiscono e meno persone si dedicano alla cura di aree umide e altri importanti ambienti rurali. Più i cacciatori diminuiscono e meno fondi pubblici ci sono a disposizione per finanziari progetti di ripristino ambientale, visto che le tasse che pagano sono vincolate a questo scopo. Così come al pagamento dei danni causati da una fauna sempre più fuori controllo. Sembra tanto semplice da capire, eppure forse non lo è.