Un team di ricercatori ha studiato gli effetti del cambiamento climatico sulle oche facciabianca, specie tipica delle zone dell'artico. Lo studio Arctic Geese Tune Migration to a Warming Climate but Still Suffer from a Phenological Mismatch, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori del Nederlands Instituut voor Ecologie (Nioo-Knaw), università di Amsterdam, Cornell University e Bird Ringing Centre of Russia, avrebbe fatto emergere come, mentre le temperature dell'artico continuano a salire, le oche sempre più rischiano di arrivare troppo tardi nei loro siti di riproduzione, con la conseguenza che i pulcini spesso non sopravvivono. Il motivo è anche il disallineamento, sempre più marcato, tra il momento in cui le uova delle oche si schiudono e il picco della qualità del cibo.
Le oche artiche volano ogni primavera dai loro territori di svernamento lungo la costa del Mare del Nord attraverso siti di sosta lungo il Mar Baltico e il Mare di Barents, raggiungendo i territori riproduttivi nell’Artico russo. Per analizzare l’impatto dei cambiamenti climatici sul loro periodo riproduttivo, il team ha messo insieme il telerilevamento, il monitoraggio degli uccelli, le tecniche agli isotopi stabili e le osservazioni sul campo lungo l’intera rotta migratoria delle oche. I risultati dello studio suggeriscono che "A meno che gli uccelli non comincino a dirigersi verso nord all’inizio dell’anno, piuttosto che accelerare il loro viaggio lungo la strada, sono in difficoltà. Ma potrebbe essere difficile".
I ricercatori hanno anche scoperto che le oche sono in grado di volare più velocemente, evitando fermate lungo il percorso, quando a metà strada del loro viaggio captano a punto è l’arrivo della primavera nell’Artico. Il che però non sembra essere sufficiente.