A loro modo anche le piante “sentono”. Hanno emozioni, legami e provano dolore. Ne è fermamente convinto lo scrittore Peter Wohlleben, che dopo oltre venti anni di servizio come guardia forestale, in Germania, oggi gestisce un bosco di tremila acri nei pressi di Hummel, al confine con il Belgio.
Secondo Wohlleben le piante sono in grado di comunicare tra di loro, riconoscendo gli alberi appartenenti alla propria famiglia, si scambiano informazioni chimicamente, attraverso il terreno e l'aria, sul loro stato di salute e sulla presenza di parassiti. Se vengono attaccati da agenti patogeni avvisano i loro simili emettendo dei gas che invitano gli altri alberi ad attivare le difese immunitarie. Non solo, sono solidali e sono capaci di gesti di solidarità. Secondo Wohlleben sarebbero in grado di mantenere in vita i ceppi di altri alberi abbattuti anni prima, trasmettendogli tramite le radici parte della loro linfa. Gli alberi svilupperebbero anche dei rapporti molti simili all’amicizia umana. Alcuni sarebbero talmente legati l’uno all’altro tramite le radici che quando uno muore ne risentirebbero anche gli altri, sino a morirne.
Una tesi che trova sostegno anche negli studi di Stefano Mancuso, Professore associato del Dipartimento di Scienze Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente di Firenze, che da anni dal polo scientifico di Sesto Fiorentino studia l'intelligenza delle piante e tutti i meccanismi che esse mettono in atto per comuncare tra loro. Mancuso è considerato e stimato in tutto il mondo. Dal 2005 dirige il Linv (International laboratory of plant neurobiology).