Altri guai per l'animalista, o sedicente tale, Antonio Colonna. Dopo la condanna penale risalente a più di un anno fa per essersi spacciato guardia venatoria ed aver eseguito, senza essere in possesso dei requisiti necessari, il sequestro di 156 uccelli ai danni di un esercizio commerciale, liberandoli in natura e condannandoli a morte certa, Colonna è stato arrestato con l'accusa di truffa a danno di alcuni allevatori, maltrattamento animale ed abuso dell'esercizio della professione veterinaria.
Secondo l'accusa l'uomo, fondatore di EITAL (Ente Italiano Tutela Animali e Legalità) e del “Progetto Zoocrime” nonché in passato braccio destro dell'On Brambilla con cui collaborava come membro della Leidaa, nonchè collaboratore dell’ex deputato pentastellato Paolo Bernini, durante i numerosi blitz (alcuni finiti in pompa magna su giornali e perfino Striscia la Notizia) esibiva falsi tesserini che lo qualificavano come Ispettore di Polizia Giudiziaria. In questo modo organizzava sequestri e si faceva aiutare dalle forze dell'ordine. Tutto questo per ottenere l'affidamento degli animali e la cessione a determinate associazioni. Secondo l'accusa, come riferisce il sito Next Quotidiano, Colonna in alcuni casi avvicinava gli allevatori proponendo loro di “mettersi d’accordo” per evitare il blitz e il sequestro a patto che venissero forniti i nominativi di altri allevatori da controllare.
La vicenda che ha portato all'arresto del sedicente animalista, così lo definisce proprio il Gip Mario Parisi, si riferisce al sequestro di diversi cani di razza ad un allevamento nel frusinate, i cani poi sono stati restituiti ai legittimi proprietari che hanno a loro volta sporto denuncia, dando il via all'indagine. "La singola vicenda oggetto del procedimento - scrive il Gip - , dunque, si inserisce coerentemente in una ben più ampia e folta sequenza intrapresa e coltivata ormai da anni dal C., il quale ha ormai ben sperimentato e collaudato, spaziando su tutto il territorio nazionale, un modus operandi particolarmente abile e spregiudicato, imperniato sulla ingannevole spendita di inesistenti qualifiche pubblicistiche fra cui quella di appartenenti alla polizia giudiziaria, sostenuta anche grazie all’impiego di distintivi e tesserino recante siffatta indicazione".