“L'indecisione di Sergio Costa e Luigi Di Maio sulle scorie ci sta costando miliardi” è quanto scrive Gianfrancesco Turano in un articolo de L'Espresso. Nel pezzo si sottolinea come quella che nelle scorse legislature era stata una battaglia dei grillini, che a più riprese sollecitavano una decisione da parte dei precedenti governi sullo stoccaggio delle scorie radioattive (95 mila metri cubi di rifiuti), ora li vede nella medesima situazione: da governanti si trovano a tergiversare e a non decidere.
Il problema è che la questione delle scorie non stoccate (e dunque in situazione di non sicurezza per i cittadini) ci sta costando e anche caro. Oltre ai costi previsti per lo stoccaggio, che ci costeranno in totale qualcosa come 7 miliardi di euro, stiamo pagando ogni giorno le esorbitanti spese di gestione della Sogin, l'azienda di Stato incaricata dello stoccaggio delle scorie. Il bilancio della Sogin era infatti il bersaglio ideale per la propaganda grillina. Un carrozzone che ha spese sempre più alte sulle spalle dei contribuenti. Se nel 2016 arrivava a 256 milioni di euro, nell'ultimo esercizio il conto economico è schizzato a 531 milioni. I costi si devono anche allo stoccaggio temporaneo affidato all'Inghilterra, che tra pochi anni dovrebbe restituirci tutto, come da contratto. Dove mettere queste scorie è un bel dilemma visto che occorre un sito lontano dal mare e da fiumi, non a rischio sismico e collegato da una buona viabilità. Se si considera che il 91% dei comuni italiani è a rischio sismico e che i cambiamenti climatici stanno alzando il rischio di alluvioni e smottamenti in gran parte del nostro paese, diventa veramente difficile trovare un luogo adatto.
La Sogin già da anni ha una lista dei siti adatti ad ospitare i rifiuti radioattivi delle nostre vecchie centrali atomiche, smantellate dopo il referendum del 1987. La mappa è stata inviata all'Ispra nel 2015 e dunque al Ministero dell'Ambiente e dello Sviluppo economico. Dunque Costa e il Vicepremier Di Maio, titolari dei due dicasteri, dovrebbero ora prendere una decisione politica e scegliere uno dei luoghi adatti. Ma come hanno fatto i precedenti ministri se ne guardano bene, visto che nessun comune sembra disposto a prendersi questo fardello.