Venerdì scorso a Firenze si è tenuta l’Assemblea degli Stati Generali di Coldiretti Toscana. Presente anche il Ministro dell’Agricoltura On. Gian Marco Centinaio. Per l’occasione è stato sottoposto all’attenzione del Ministro un documento con alcuni temi di particolare interesse per il territorio regionale, evidenziando le criticità ed esponendo ipotesi di superamento delle stesse.
Tra gli argomenti del documento l’emergenza causata dall’invasione della fauna selvatica ormai fuori controllo; le difficoltà che affliggono le imprese per la mancata semplificazione burocratica che ne sacrifica risorse economiche e scelte imprenditoriali come il ricorso all’assicurazione agevolata per le calamità naturali; la concorrenza sleale del falso “made in Tuscany” che mina la forte propensione all’export dell’agricoltura regionale; le aree marginali con fenomeni di abbandono e degrado idrogeologico ed il ruolo del vivaismo; l’andamento stagionale sempre più pazzo con fenomeni estremi che vanno dalla perdurante siccità alle “bombe d’acqua” con i problemi connessi ad irrigazione e regimazione delle acque; le difficoltà del settore olivicolo che, unitamente ad altre produzioni come quella vinicola, rappresenta da sempre un biglietto da visita per il “made in Tuscany” nel mondo.
“L’incontro con il Ministro è stata l’occasione per un confronto a 360° sui dossier più scottanti dell’agricoltura regionale proiettata a livello nazionale– ha detto Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana – .In primis abbiamo sottolineato ancora una volta come in Toscana la presenza di animali selvatici ha raggiunto una densità insostenibile, tanto che il territorio regionale è ormai divenuto un enorme allevamento allo stato brado. Stime prudenziali – continua Filippi – parlano di oltre 280 mila cinghiali, 200 mila caprioli, 12 mila daini, 4 mila cervi, 3 mila mufloni. Gli ungulati (soprattutto cinghiali, caprioli e cervi) invadono i terreni agricoli e si alimentano a spese degli agricoltori e degli allevatori che, a fronte di danni sempre più ingenti e ricorrenti, trovano talvolta “meno dannoso” porre fine alla propria attività: fuga che genera effetti allarmanti, soprattutto nelle zone più sensibili sotto il profilo produttivo e dell’assetto idrogeologico. Per questo abbiamo espresso la necessità di procedere anche ad una revisione della Legge 157/92 proponendo alcune modifiche specifiche”.
La Toscana, come diverse altre regioni italiane, ospita un patrimonio di lupi significativo (nel 2015 è stata rilevata nel territorio toscano la presenza di 109 branchi per complessivi 600 lupi – ultimo dato ufficiale disponibile) e che la presenza della specie può rappresentare un elemento fondamentale di valorizzazione della biodiversità a condizione che sia circoscritta in habitat idonei ed in un numero di soggetti limitato. In molte aree della Toscana si ravvisa una situazione di emergenza legata anche alla presenza di individui ibridi e di cani domestici inselvatichiti che rischiano, altresì – denuncia Coldiretti – di compromettere la caratterizzazione genetica del lupo.
Per il triennio 2014 – 2016 in Toscana sono state presentate domande di indennizzo, riferite a 1.348 attacchi di predatori agli animali allevati, per un danno che supera i 3 milioni di euro; per l’anno 2017 sono state presentate 590 domande di indennizzo, per un danno di 460.000, riferito unicamente al valore degli animali uccisi. Il danno complessivo, in termini di perdita di reddito per le imprese agricole, può essere stimato in oltre 1,5 milioni di euro.
“Davanti a questo scenario così allarmante abbiamo rivolto un forte appello al Ministro – continua Filippi – per superare la situazione di stallo in cui continua ad essere il Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia presso la Conferenza Stato-Regioni, per il mancato accordo tra le Regioni stesse su parti sostanziali del Piano. E’ ormai improcrastinabile – continua – l’adozione di una politica di gestione a livello nazionale che, attraverso l’immediata applicazione di tutte le misure originariamente previste nel Piano, potrebbe perseguire la preservazione della specie, evitando che questa confligga con attività di allevamento ed in generale con insediamenti umani, con un riequilibrio della presenza del predatore sui diversi territori”.