Si parla molto in questi ultimi giorni dell'ennesimo caso di malnutrizione raccontato dalla cronaca (questa volta d'oltre oceano). Protagonista un bimbo di soli 5 mesi, nutrito dai suoi genitori solo con una purea di patate perchè vegani. I due, in arresto per i gravi danni cagionati al piccolo, avevano contattato un medico, decidendo poi di fare di testa propria. Sottoporre un minore ad una dieta vegana infatti è una scelta rischiosa che va valutata con l'aiuto di un nutrizionista per non incorrere in gravi carenze che possono sfociare in danni irreversibili.
Su questo punto convergono i punti di vista dei principali ospedali pediatrici italiani, così come le linee guida dell'Efsa: la dieta vegana per i bambini deve comprendere adeguate integrazioni e valutazioni continue dei livelli di vitamina B12 e altri elementi essenziali per lo sviluppo. "E' assolutamente necessario evitare ogni forma di "fai-da-te" - si legge sul sito dell'Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma - nell'attuazione di un regime alimentare pur sempre restrittivo su di un organismo delicato ed in via di sviluppo, sul quale le conseguenze di scelte alimentari non basate su prove scientifiche possono risultare pericolose. In ogni caso le diete vegetariane devono essere supplementate con vitamine e minerali".
Su questo e altri punti controversi di questo regime alimentare, vi proponiamo l'interessante confronto tra Luca Avoledo, biologo-nutrizionista e onnivoro, autore del libro "No vegan", e Massimo Brunaccioni, atleta bodybuilder e personal trainer vegano. Finalmente toni distesi e rispetto reciproco, a dimostrazione che ognuno può rimanere della sua idea e portare avanti le proprie scelte personali, senza per questo togliere nulla a chi la pensa diversamente.