“La monocoltura industriale e un’agricoltura basata sugli input di sintesi stanno distruggendo il nostro futuro”. Lo dice Rinaldo Rava, di Slow Food, interpretando i dati allarmanti usciti dal primo rapporto mondiale della Fao sulla biodiversità.
La Fao spiega che si stanno perdendo gran parte delle diversità biologiche in agricoltura, ma anche di innumerevoli specie selvatiche che garantiscono il funzionamento di interi ecosistemi e permettono dunque il proseguo della vita sulla terra (insetti, uccelli, microorganismi nel terreno). In gioco dunque c'è la nostra stessa sopravvivenza.
Rava spiega che “quando una varietà viene colpita, l’unico modo per ricostituire la capacità produttiva originaria è cercare, nella diversità genetica di quella specie, una varietà resistente alla malattia con la quale sostituire quella colpita", spiegando che, ad esempio quando, a metà del diciannovesimo secolo, la patata europea fu attaccata da un fungo che ne decimò la produzione in maniera così estesa da causare in due anni un milione di morti per fame nella sola Irlanda e costringendo un altro milione di persone a emigrare in America. Allora l’unica strada per reintrodurre la patata in Europa fu quella di ricorrere a specie resistenti al fungo che ancora si trovavano nella culla del germoplasma di questa pianta, le Ande sudamericane. Delle oltre ottomila varietà di patate che allora erano presenti, oggi ne sopravvivono meno di mille, ed è questo il grande allarme della Fao. Se perderemo anche queste, chi ci salverà dalla prossima crisi?" scrive il dirigente di Slow Food.
“Solo recuperando metodi integrati di lotta ai parassiti dannosi, solo praticando la coltivazione sinergica di specie diverse ma complementari e promuovendo un approccio al consumo aperto e curioso possiamo invertire una tendenza pericolosa. Allora saremo contenti di scoprire che esistono zucche viola, patate blu e cavolfiori rossi e le nostre tavole si arricchiranno insieme all’ambiente che abitiamo" conclude l'esperto.