Torna il dramma Ilva. Purtroppo il mostro siderurgico continua ad inquinare e le persone continuano a morire. In questi giorni il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha deciso di chiudere le scuole del quartiere vicino all'ex Ilva e alle collinette ecologiche fatte costruire da Italsider negli anni '70. Le analisi di Arpa Puglia dicono che “altro non sono che una enorme discarica abusiva di svariate tonnellate di rifiuti industriali derivanti dalle lavorazioni degli impianti del polo siderurgico quali loppa, scorie d’altoforno e altro che, esposti all’azione degli agenti atmosferici, hanno riversato nei terreni e nell’ambiente circostante, sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, pcb, idrocarburi e metalli vari”. Secondo Arpa Puglia, nell’ultimo anno il valore della diossina a Taranto è aumentato del 916%, passando da 0,77 picogrammi del 2017 a 7,06 picogrammi del 2018. La situazione è così allarmante da indurre il primo cittadino a vietare anche la produzione di alimenti, mangimi e il pascolo, nell’area della Salina grande.
Di fronte a questo dramma, alle manifestazioni di piazza delle mamme preoccupate per la salute dei loro figli, stona l'appello del Ministro Costa a mantenere la calma. “Apprendiamo da fonti giornalistiche – scrivono in una lettera cittadini, associazioni e movimenti aderenti al 'Piano Taranto' - che, contemporaneamente alla chiusura di due scuole e l’interdizione della Salina Grande della città di Taranto, il Ministro dell’Ambiente Costa invita a non creare allarmismi su aumento di inquinamento da diossina riportato da alcune associazioni perché prima si dovrebbero avere dati scientifici e poi prendere eventuali decisioni”.
“Caro Ministro Costa – scrivono i cittadini - , se questo è il suo approccio le chiediamo immediatamente di dimettersi e tornare a fare il carabiniere, lasci stare la politica e il dover prendere decisioni sulla vita delle persone e dei territori”. "In un paese normale - scrivono i cittadini - dove la magistratura ferma degli impianti di uno stabilimento il cui ciclo produttivo uccide, sulla base di studi scientifici e indicando spese e procedure per processo di bonifica e riconversione, la politica chiede scusa per quanto non fatto per evitare il danno, rimedia e risarcisce del danno subito con interessi. Non aspetta ulteriori verifiche e, semmai, applica perentoriamente il principio di precauzione sancito solennemente dalla Comunità Europea per difendere le persone. In un paese normale non si permette invece, dal 2012 ad oggi, di garantire che il ciclo produttivo continui ad essere in marcia: con 12 decreti, violando la costituzione, condannati dai tribunali internazionali, mentre muoiono persone dentro e fuori la fabbrica, e assegnando nuova Aia derogata e prorogata di volta in volta. Sono 7 anni che quegli impianti dovrebbero essere fermi e non in marcia, circa 2555 giorni di violenza gratuita che subiamo".
"In un paese normale un governo che si presenta come “cambiamento” avrebbe fatto qualsiasi cosa per porre rimedio a tutto ciò e invece ci troviamo punto e a capo, con garanzie ai nuovi acquirenti per ulteriori 4 anni fino al 2023, con tanto di scudo penale" si legge nella lettera al Ministro Costa.