Il "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" è pronto per essere inviato alla Conferenza Stato Regioni. Lo scopo del documento è quello di guidare la conservazione e gestione del lupo in Italia attraverso il coordinamento delle azioni da intraprendere ai diversi livelli istituzionali (comunitario, nazionale, regionale) per assicurare la persistenza del lupo e minimizzare i conflitti con le attività antropiche.
Tutto ciò in considerazione del fatto che si sta parlando di una specie di altissimo valore. Come si evidenzia nel Piano, "la conservazione del lupo ha forti motivazioni di carattere ecologico (il predatore svolge un ruolo importante nella limitazione delle sue prede e di tutto l’ecosistema), economico (è una specie-bandiera in grado di catalizzare la partecipazione di un gran numero di persone e di valorizzare turisticamente le aree naturali in cui è presente; limita inoltre la presenza di ungulati, soprattutto il cinghiale, che causano ingenti danni alle colture), estetico (è una delle specie più apprezzate nei suoi canoni estetici), etico (come ogni specie vivente ha diritto di esistere nelle condizioni a lui naturali), culturale (il lupo è presente in maniera massiccia nella storia italiana e la sua traccia è visibile nell’enorme numero di riferimenti storici, culturali, geografici, ecc.) e spirituale (il lupo come simbolo della selvaticità e immagine della natura libera dall’intervento umano)".
l'Italia, si legge nel Piano, ospita un patrimonio di lupi ragguardevole, circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello UE. La stima è molto incerta si va da un minimo di 1580 animali ad un massimo di 2472. Purtroppo non ci sono dati precisi, quello che è certo è che il lupo in Italia è in continua crescita e in espansione territoriale.
Distribuzione del lupo in Italia nel 2015, ottenuta dalla combinazione e integrazione di dati di varia natura forniti da oltre 150 esperti (marrone = presenza permanente; giallo = presenza sporadica, verde = dati 2012 non aggiornati)
La questione dell'abbattimento in deroga
Come si sa ormai da tempo, il Ministero dell'Ambiente rispetto alla prima bozza di qualche anno fa ha eliminato l'azione che avrebbe permesso di attivare abbattimenti controllati in caso di necessità. Si sarebbe trattato di una sorta di modus operandi per gli enti locali, con relative istruzioni per l'applicazione di quelle che altro non sono che deroghe concesse dalla Direttiva Habitat. Di fatto anche nel nuovo Piano lupo viene citata la stessa opportunità. Vi si legge infatti: "le deroghe già previste dall’articolo 16 della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e dall’articolo 11 del DPR 357/97 potranno essere richieste unicamente da Regioni, Province Autonome e Parchi Nazionali, in situazioni aventi carattere di eccezionalità".
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