La neve caduta nell'inverno passato ha reso la vita difficile alla fauna selvatica di diverse zone montane d'Italia. Secondo i primi bilanci resi noti all'assemblea dei rettori delle 209 riserve del Trentino Alto Adige, organizzata dall'Associazione cacciatori trentini, nel solo territorio settentrionale della regione sono morti di freddo e di stenti 690 cervi .
Di questi oltre la metà sono stati ritrovati all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, che non ha effettuato alcuna operazione di foraggiamento per evitare la catastrofe.
“Noi siamo stati pronti a modificare i nostri piani per affrontare l’improvvisa emergenza - ha dichiarato il presidente dell'Associazione dei Cacciatori Sandro Flaim - sospendendo in anticipo la caccia, già a dicembre e con il foraggiamento degli animali in difficoltà".
Secondo i cacciatori trentini l'unico modo per affrontare il problema in futuro è quello di introdurre una nuova norma che modifica le disposizioni faunistiche vigenti ed impedisca in caso di emergenza a chiunque di aggirarsi nei boschi disturbando gli animali già stremati. L’Associazione dei cacciatori trentini a cui è affidata la gestione del cervo e del capriolo, punta ora ad ottenere l'implementazione della delega gestionale anche per il camoscio.
“Questi due primi anni di applicazione dei nuovi piani triennali – ha dichiarato Flaim - hanno rivelato una sostanziale correttezza dei programmi. Per la specie del capriolo il trend di presenze è positivo. Siamo riusciti a ristabilire la parità tra i generi e il sostanziale rispetto delle classi nei prelievi”.