E' il dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera a fare il punto della situazione delle mancate bonifiche in Italia in zone gravemente inquinate, tanto da mettere a serio rischio la salute di ben 6 milioni di persone. Sono 12.482 i siti potenzialmente contaminati diffusi in tutto il Paese. Di questi, 58 sono classificati come Sin (siti di interesse nazionale), ovvero quelli ad elevato rischio sanitario.
Sono zone di aree industriali dismesse o interessate da incidenti o da accumulo di rifiuti pericolosi. Secondo il servizio della Gabanelli, in totale per le bonifiche di queste aree se ne sono andati in fumo finanziamenti pubblici da capogiro (la somma arriva a 3.148.685.458 euro), tutti – o quasi – spesi in consulenze e dispersi in mille pastoie burocratiche. In Veneto, per esempio, si sono spesi 781 milioni di euro per bonificare solo il 15% dei terreni e l’11% della falda di Porto Marghera. E via così per tutte le altre zone interessate, dove addirittura a fronte di investimenti si arriva anche allo zero per cento delle bonifiche. La situazione più critica è in Lombardia: 5 le aree contaminate da metalli pesanti, idrocarburi, PCB, da bonificare da circa 18 anni. Il Ministero ha finanziato con 200 milioni di euro i lavori, ma nulla si è mosso.
Tutto è fermo, insomma, ingarbugliato in un sistema complesso che spesso non riesce nemmeno a sfociare in una gara d'appalto. Pochi mesi fa il Ministro dell'Ambiente ha annunciato un intervento legislativo per snellire le procedure e avviare finalmente le bonifiche. Ancora lo stiamo aspettando. In compenso lui e il Movimento 5 Stelle si sono affrettati ad annunciare in pompa magna il ddl Proteggi Animali, per togliere da subito gli animali dai circhi. Queste sì che sono emergenze.