Il 22 aprile è la giornata mondiale della terra. Dal 1970 in questo giorno vengono organizzati in tutto il mondo migliaia di eventi, convegni e dibattiti sui temi legati all'ambiente e sulla conservazione delle risorse naturali. La festività fu istituita su iniziativa del senatore democratico americano Gaylord Nelson nel 1970 e fu uno dei momenti cruciali verso la nascita dell'ambientalismo moderno.
Da allora l'Earth Day è un'occasione per riflettere sulle sorti del pianeta in cui viviamo e sulla sostenibilità dei modelli di sviluppo occidentali (e non solo). Oggi al centro della questione ambientale si insinua con forza tra le prospettive di ricrescita economica, il dibattito sulle energie rinnovabili e sulla necessità di ridurre le emissioni di gas nell'atmosfera, responsabili, insieme alla sfrenata cementificazione, dei principali problemi di conservazione inferti alla flora e alla fauna.
Su questi temi è importante avere le idee chiare e permettere, facendo anche pressione sui governi che ci rappresentano, un cambiamento di rotta che freni lo sfruttamento. Non dobbiamo dimenticarci che la conservazione del patrimonio naturale regola la nostra stessa esistenza sulla terra, ed è un dovere di tutti verso le nuove generazioni.
Viene da chiedersi dunque come mai anche e soprattutto in Italia, ci si concentri ad additare la caccia e ad attribuirle indicibili crimini verso la natura. La caccia, quella praticata nel rispetto delle regole e dei principi etici che la contraddistingue dal bracconaggio, non solo rispetta la natura in ogni sua forma, ma contribuisce in modo considerevole alla sua conservazione, occupandosi per esempio attivamente del mantenimento degli equilibri faunistici. C'è da augurarsi che certe associazioni animaliste e ambientaliste recepiscano il concetto e dimostrino, questa volta, di avere una costruttiva sensibilità verso i veri problemi del pianeta.