In una lettera al Ministro Costa, il Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Salvatore Iannuzzi, chiede un nuovo approccio dei Parchi per la riduzione della fauna in esubero, passando dagli abbattimenti selettivi (metodo che definisce preistorico), alla contraccezione.
A dispetto delle continue puntualizzazioni dell'Ispra, che certo non ama le doppiette, secondo cui al momento non esiste alcuna via alternativa praticabile per sterilizzare i selvatici, Iannuzzi è fermamente convinto che la contraccezione può essere sperimentata anche sui cinghiali, attraverso “piani specifici di immuni contraccezione selettiva, rivolti in forma mirata alla fauna selvatica in crescita incontrollata”. Il che, aggiunge, “presuppone che gli organici dei Parchi dispongano di personale tecnico capace di seguire questo complesso procedimento finalizzato al controllo della salute e della proliferazione della fauna protetta”.
Da una parte Iannuzzi ammette che il problema dell'esubero di fauna nel nostro paese è causato dalla creazione delle aree protette, che, scrive “ha concorso ad una crescita esponenziale ed incontrollata della consistenza della fauna selvatica, con ripercussioni negative sia sulle attività agricole e zootecniche e sia sulla salute umana, per il diffondersi di malattie di cui essa è vettore”.
Dall'altra demonizza chi questi problemi li va a risolvere, tramite gli abbattimenti. Il problema, per il Presidente, è proprio l'uccisione. “Non è possibile – scrive - che alle soglie degli anni tremila si continui a perseguire, in forma esclusiva, una soluzione dimostratasi poco efficace, che ricorda la preistoria”.
Ma, paradossalmente, è proprio la contraccezione della fauna a non aver dimostrato scientificamente nessuna efficacia e applicabilità. C'è poi da chiedersi se valga la pena un simile esborso di soldi pubblici, che fino a prova contraria mancano anche per le questioni più impellenti, per soddisfare quello che è palesemente un capriccio etico e morale (evitare l'uccisione). Ovviamente se i Parchi fossero capaci di fare cassa per conto proprio, invece che chiedere a mamma Italia continui finanziamenti (85 milioni appena sborsati!), non dovrebbero certo chiedere il permesso a nessuno per mettere in atto simili idee.