"Occorre maggior attenzione ed equilibrio nel destinare aree e terreni vocati alla produzione agricola a Parco Naturale. Il settore primario rischia infatti di essere fortemente penalizzato dai pesanti vincoli collegati all’istituzione delle aree protette".
"Una convivenza spesso difficile – prosegue la nota – che, se non gestita con criteri corretti ed equilibrati, penalizza e pregiudica l’attività degli agricoltori. Con la trasformazione di aree e terreni a Parco Naturale si rischia anzitutto una perdita di valore fondiario delle aziende in essa collocate, oltre alla prospettiva concreta di ulteriori aggravi burocratici e nuovi limiti all’attività, spiega Cia Lombardia. Caso esemplare è quello del Parco Sud di Milano e della proposta di trasformare 9 mila ettari di esso in aree naturali. Una decisione che può avere pesanti ripercussioni sulle imprese agricole che operano all’interno di quel territorio".
"Gli agricoltori – sottolinea allora Giovanni Dagehtta, presidente di Cia Lombardia – sono dunque i primi custodi dell’ambiente e anche degli stessi Parchi, essendo da sempre impegnati in prima linea sui temi della sostenibilità e della salvaguardia del territorio. Proprio per questo occorre moderazione ed equilibrio nel burocratizzare nuove aree naturali, complicando ulteriormente la vita di chi ogni giorno, con sacrificio e passione, coltiva, mantiene e tutela il paesaggio. Ed è anche fondamentale un forte coinvolgimento degli agricoltori ed una particolare attenzione alle istanze espresse dagli stessi nella gestione delle aree protette, affinché un’agricoltura ecosostenibile e la creazione di nuovi parchi naturali non siano in contrapposizione tra loro ma complementari. Solo in questo modo – conclude il Presidente di Cia Lombardia-, si può creare un circolo virtuoso che valorizzi realmente l’ambiente e nello stesso tempo non pregiudichi l’attività di chi per primo preserva e garantisce l’integrità del territorio".