Con l'approvazione di una risoluzione, il Parlamento Ue ha appena dato il via libera al Piano Ue per la neutralità climatica entro il 2050, denominato Green Deal. Gli eurodeputati chiedono un obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 invece che il 40% attualmente previsto. Respinti gli emendamenti dei Conservatori che chiedevano di considerare anche il gas e il nucleare fra le fonti energetiche da sostenere con gli investimenti.
Il documento esorta la Commissione a presentare quanto prima una proposta in tal senso, onde consentire all'Unione di adottare tale obiettivo con largo anticipo rispetto alla COP26 di novembre. Infine, i deputati hanno auspicato l'introduzione di obiettivi intermedi dell'Ue per il 2040.
I deputati sottolineano che modificheranno qualsiasi proposta legislativa per raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Chiedono inoltre obiettivi più elevati per l'efficienza energetica, l'energia rinnovabile, inclusi, per quest'ultima, obiettivi nazionali vincolanti per ogni Stato membro, e una revisione di altre normative Ue nel campo del clima e dell'energia entro giugno 2021. La risoluzione è stata adottata con 482 voti favorevoli, 136 contrari e 95 astensioni.
Hanno votato contro gli eurodeputati italiani di FdI Fiocchi e Fidanza. Ecco cosa dichiarano in merito: ''Senza adeguate risorse a sostegno dell'innovazione verde il Green New Deal rischia di trasformarsi in un elenco di nuovo divieti, oneri burocratici, tasse e gabelle di ogni genere che rischiano di mettere le nostre imprese fuori mercato rispetto a competitor globali che operano senza alcun riguardo agli standard ambientali e sociali''. Spiegano così il voto contrario di Fratelli d'Italia-Ecr, il capo delegazione Carlo Fidanza e il vicecoordinatore in commissione Ambiente Pietro Fiocchi.
''Al momento non ci sono certezze sulle risorse a disposizione, anzi siamo alla finanza creativa in cui si annunciano piani da centinaia di miliardi senza alcun supporto concreto. Noi vogliamo una transizione verde graduale, equa, sostenibile per il nostro sistema produttivo. E contestualmente vogliamo che l'Europa pretenda dagli altri interlocutori internazionali nuove norme per una competizione leale. Senza questi impegni concreti il Green Deal rischia di essere una sciagura per le nostre imprese'', concludono.