Abbiamo parlato nello scorso editoriale della precaria situazione della ricerca italiana a causa delle continue intromissioni degli animalisti, che hanno portato a disposizioni normative irragionevoli, le quali purtroppo ci pongono al di fuori delle già previste tutele per gli animali della direttiva europea, impedendo di fatto lo studio di nuovi farmaci. Fortunatamente, a colpi di deroghe (l'ultima di un solo anno appena approvata), l'instancabile lavoro dei ricercatori italiani prosegue senza interruzioni, grazie proprio ai test sugli animali, al momento non sostituibili, checchè se ne dica.
Grazie a loro, l'Italia in questi giorni concitati, è tra i protagonisti nella ricerca di un vaccino contro il nuovo Corona Virus. Nei primi giorni dell'epidemia, quando ancora da noi non si registravano casi, tre ricercatrici dello Spallanzani di Roma sono state tra i primi ad isolare il virus, e sono tuttora al lavoro, insieme ai colleghi australiani e cinesi, per lo studio di un vaccino efficace. Senza quella proroga tutto ciò non sarebbe stato possibile. E anche l'unica cura finora disponibile, una terapia dimostratasi efficace (la combinazione di due antivirali), suggerita dall'Organizzazione mondiale della sanità anche se ancora in fase sperimentale, è stata resa possibile dall'utilizzo di cavie in laboratorio.
Allora decidiamoci: o teniamo alla nostra salute e facciamo lavorare i ricercatori senza se e senza ma, o lasciamo che le malattie facciano il loro corso naturale. Purtroppo finita la deroga di un anno, inspiegabilmente, sarà questa la strada. Dal 31 dicembre 2020 infatti, salvo ulteriori proroghe, i ricercatori italiani non potranno avere accesso ai bandi europei per la ricerca, poiché le norme europee prevedono protocolli che la legge italiana attualmente sospesa renderà proibiti. E la Lav se ne prenda la piena responsabilità, insieme ai parlamentari animalisti che spingono per la totale abolizione della sperimentazione animale.
Data per persa la ragionevolezza animalista, ci piacerebbe comunque sapere cosa ne pensa il Viceministro Pierpaolo Silieri, per altro medico, parte del Governo in quota Cinque Stelle, che in questi giorni si sta adoperando con passione per questa grave emergenza sanitaria.