Un nuovo rapporto, denominato Bankrolling extinction, analizza il coinvolgimento delle banche nel processo di perdita della biodiversità. Secondo lo studio, di Portfolio Earth, nel 2019, le più grandi 50 banche a livello mondiale hanno fornito prestiti e sottoscrizioni per oltre 2.600 miliardi di dollari (più del Pil del Canada nello stesso anno) a settori economici - alimentare, silvicoltura, minerario, combustibili fossili, infrastrutture, turismo, trasporti e logistica - che secondo scienziati e governi sono i principali motori della perdita di biodiversità.
Il problema sollevato è etico. Le banche, secondo il rapporto dovrebbero misurare l'impatto dei propri prestiti e cambiare così radicalmente il loro impatto sulla natura, evitando di finanziare combustibili fossili, deforestazione, sfruttamento della pesca e distruzione degli ecosistemi. Solo intervenendo sull'economia sarebbe infatti possibile invertire la rotta.
L'Italia (con due banche, Intesa Sanpaolo per 14.446 milioni di dollari e Unicredit per 41.776 milioni di dollari) ha speso in totale 56.222 milioni di dollari nel 2019 in investimenti che mettono a rischio la biodiversità, afferma il rapporto. La scienza ha messo in guardia sul drammatico declino della biodiversita' del pianeta: circa un milione di specie animali e vegetali (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) sono minacciate di sparire tanto da ritenere che siamo di fronte alla sesta grande estinzione massa.
Secondo il collettivo Portfolio Earth, i governi dovrebbero mettere a punto nuove regole per la finanza affinchè le banche vengano ritenute responsabili dei danni causati dai loro prestiti. Infine si chiede che la gente di tutto il mondo abbia voce in capitolo su come viene investito il proprio denaro, e il diritto di impedire alle banche di causare gravi danni alle persone e al pianeta.